Il 2025 si configura per l’industria manifatturiera italiana come un anno di profonda ristrutturazione, un crocevia cruciale in un panorama economico globale segnato da crescenti tensioni e instabilità.
Le previsioni, elaborate congiuntamente da Intesa Sanpaolo e Prometeia, delineano una fase di contrazione del fatturato deflazionato, stimata in un calo dell’1%, pur mitigata rispetto alla recessione più marcata registrata nel biennio precedente (2023-2024).
Tuttavia, è fondamentale interpretare questi dati alla luce di una realtà più complessa: sebbene la domanda interna mostri alcuni segnali di ripresa, essi appaiono insufficienti a contrastare le pressioni esercitate da un contesto internazionale tutt’altro che favorevole.
Il valore complessivo della produzione industriale, misurato a prezzi correnti, si manterrà elevato, attestandosi a circa 1.120 miliardi di euro, un dato che testimonia la resilienza intrinseca del sistema produttivo italiano, seppur afflitto da difficoltà strutturali e cicliche.
La debolezza dell’industria italiana non è un fenomeno isolato, bensì si riflette in un quadro europeo più ampio, con la Germania che si presenta come un punto di vulnerabilità critica, mostrando un calo tendenziale del 3% nei primi otto mesi del 2025.
Questa situazione evidenzia l’interdipendenza delle economie europee e la sensibilità del settore manifatturiero italiano alle performance del suo principale partner commerciale.
Guardando al futuro, il biennio 2026-2027 dovrebbe portare un parziale ritorno alla crescita, con una progressione moderata dell’1% annuo a prezzi costanti.
Questa ripresa, tuttavia, sarà fortemente condizionata dall’evoluzione della domanda europea, in particolare dalla capacità di contenere l’inflazione e dal ritorno alla vitalità del motore economico tedesco.
Un fattore chiave sarà la ripresa del commercio intra-Ue, che potrebbe compensare la diminuzione degli scambi a livello globale, sempre più ostacolati da barriere commerciali e geopolitiche.
In questo scenario di transizione e incertezza, emerge la necessità di una profonda riflessione strategica e di un’azione decisa per cogliere le opportunità che emergono.
Le imprese italiane devono accelerare il processo di trasformazione digitale, investire in innovazione, sostenibilità e sviluppo di competenze, rafforzando al contempo la loro competitività sui mercati internazionali.
È imperativo puntare su modelli di business più agili e resilienti, capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del contesto globale.
Come sottolinea Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, “Stiamo vivendo una fase di profondi mutamenti, un momento di grandi sfide, ma anche di immense opportunità.
Il sistema manifatturiero italiano, con la sua lunga tradizione di eccellenza e creatività, ha il potenziale per affrontare queste sfide e trasformarle in un trampolino di lancio verso una nuova era di prosperità e crescita.
” La chiave è una visione lungimirante, un impegno costante all’innovazione e una stretta collaborazione tra imprese, istituzioni e stakeholder, per costruire un futuro industriale più solido e sostenibile.








