L’attività aeroportuale nelle principali piattaforme lombarde, Milano Linate e Milano Malpensa, è stata pesantemente interrotta da uno sciopero nazionale indetto dai sindacati di base, con conseguenze immediate e diffuse per migliaia di passeggeri.
L’interruzione, che ha comportato la soppressione di 64 voli – 34 da Linate e 32 da Malpensa – si traduce in un’onda di ritardi a catena e in un collasso del servizio di handling, ovvero la gestione dei bagagli, un elemento cruciale per la fluidità delle operazioni.
La mobilitazione, che coinvolge personale proveniente da diverse aziende operanti nel comparto aeroportuale, si configura come una risposta a una profonda erosione del potere d’acquisto dei salari, fenomeno che, nel corso degli ultimi anni, ha eroso il reddito disponibile dei lavoratori di oltre il 20%.
Questa perdita, combinata con l’incremento del costo della vita, ha generato un clima di crescente frustrazione e insoddisfazione tra il personale aeroportuale.
Le richieste sindacali non si limitano a una semplice rivendicazione salariale, ma abbracciano una serie di problematiche strutturali che impattano direttamente sulle condizioni di lavoro e sulla dignità professionale del personale.
Tra le istanze più pressanti spiccano il riconoscimento del compenso per le ore di lavoro festivo, la copertura dei costi relativi al lavaggio e alla manutenzione dei dispositivi di protezione individuale (DPI), considerati essenziali per la sicurezza sul lavoro, e la corretta liquidazione delle ferie maturate, un diritto fondamentale garantito dalla legge.
Parallelmente, i sindacati rivendicano adeguamenti salariali specifici a livello aziendale, mirati a compensare le disparità retributive e a riconoscere l’impegno e la professionalità dei lavoratori.
L’impatto dello sciopero è quantificato in un numero significativo di voli cancellati, ben al di là delle fasce orarie considerate “garantite” per assicurare un minimo di operatività.
A Malpensa, su un totale di 168 voli potenzialmente interessati dallo sciopero, 32 sono stati soppressi; a Linate, la situazione è altrettanto critica, con 34 voli in partenza annullati su un totale di 90.
Le organizzazioni sindacali di base attribuiscono la responsabilità di questa situazione e dei conseguenti disagi ai datori di lavoro e a Sea, la società che gestisce gli aeroporti, accusati di un atteggiamento ostruzionistico e di una mancanza di volontà nel dialogare in modo costruttivo con i rappresentanti dei lavoratori, dimostrando una scarsa propensione a trovare soluzioni condivise che tutelino sia gli interessi delle aziende che il benessere del personale.
Questa impasse evidenzia una profonda frattura nel rapporto tra management e lavoratori e solleva interrogativi sulla sostenibilità del modello di sviluppo aeroportuale basato su una logica di riduzione dei costi a scapito delle condizioni di lavoro e del potere d’acquisto dei salari.