Il settore tessile italiano, dopo un 2024 segnato da un declino significativo – con un fatturato complessivo di 7 miliardi di euro in calo dell’8,8% e le esportazioni ridotte del 10,7% a 3,8 miliardi – mostra, nei primi tre mesi del 2025, segnali di una ripresa disomogenea e complessa.
L’analisi dettagliata, elaborata dall’Ufficio Studi Economici e Statistici di Confindustria Moda e presentata in occasione della 41ª edizione di Milano Unica, salone di riferimento per l’alta gamma tessile e degli accessori, evidenzia dinamiche contrastanti che delineano un quadro in evoluzione.
La produzione interna manifesta una polarizzazione chiara: i tessuti ortogonali subiscono un calo del 6,9%, mentre i tessuti a maglia registrano un incremento del notevole 11%.
Questo dato riflette probabilmente cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e nell’adattamento delle aziende alle nuove tendenze del mercato.
Le esportazioni, pur mantenendo un trend negativo complessivo con un calo del 2,3% rispetto allo stesso periodo del 2024, presentano una frammentazione specifica per tipologia di prodotto.
Si osservano riduzioni significative per i tessuti di lana (-5,3%) e a maglia (-4,1%), mentre si riscontrano incrementi positivi, seppur modesti, per i tessuti di cotone (+1,1%), lino (+1,2%) e seta (+1,6%).
Questa eterogeneità suggerisce una differenziazione strategica delle imprese e un adattamento a mercati specifici, con performance variabili a seconda del prodotto offerto.
L’edizione di Milano Unica registra un significativo aumento delle adesioni (735 in totale), indicativo di una rinnovata fiducia nel settore e di una volontà di presentare le collezioni per la stagione Autunno/Inverno 26/27.
L’incremento degli espositori, con una crescita del 2,6% nei Saloni di Ideabiella, Moda In e Shirt Avenue, testimonia un rafforzamento della presenza delle aziende, in particolare con un aumento dell’8,7% di espositori europei.
L’espansione territoriale e la diversificazione dei partecipanti arricchiscono l’offerta e favoriscono l’innovazione.
L’analisi del commercio internazionale rivela una diminuzione delle vendite verso l’Unione Europea (-5%), che rappresenta il principale mercato di sbocco (45,8%), mentre le esportazioni extra-UE mostrano una lieve crescita (+0,1%), nonostante un significativo calo delle esportazioni verso la Cina (-16,5%).
Tuttavia, emergono segnali incoraggianti dal mercato statunitense (+18,4%), considerato strategico, nonostante le incertezze legate alle politiche tariffarie annunciate.
La crescita delle importazioni di tessuti, guidate dalla Cina (crescita del 40%), evidenzia una continua dipendenza da fornitori esteri, ma sottolinea anche l’importanza strategica di questo mercato per l’approvvigionamento.
La composizione delle importazioni mostra una forte prevalenza di paesi extra-UE, con una quota superiore al 68,6% del valore totale.
In sintesi, il settore tessile italiano si trova in una fase di transizione, caratterizzata da una ripresa disomogenea, da dinamiche contrastanti e da un continuo adattamento ai cambiamenti del mercato globale.
La resilienza delle aziende, la diversificazione delle offerte e l’apertura a nuovi mercati, come il mercato statunitense, appaiono elementi chiave per affrontare le sfide future e consolidare la posizione del Made in Italy nel panorama internazionale.