Il destino del pianeta non si rivelerà a coloro che tracciano sentieri di conflitto, poiché la logica della guerra, in ultima analisi, conduce all’autodistruzione.
Il futuro germoglierà dalle mani di chi, con impegno e visione, ha scelto di piantare semi di speranza, nutrimento per una umanità ferita.
Questa affermazione, pronunciata dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, risuona come un appello urgente in un’epoca segnata da incertezze e violenze.
L’arcivescovo, rievocando il recente pellegrinaggio in Terra Santa in compagnia dei vescovi lombardi e del patriarca Pizzaballa, ha espresso una profonda commozione di fronte alla resilienza e alla dedizione di coloro che operano silenziosamente, tessendo reti di solidarietà e promuovendo il dialogo tra culture e fedi diverse.
Ha osservato con ammirazione come individui e organizzazioni si uniscano per affrontare le sfide più pressanti, dalla povertà alla fame, dalla mancanza di istruzione alla crisi climatica.
Queste azioni, spesso poco celebrate dai media, rappresentano la vera costruzione di un futuro sostenibile.
L’esperienza in Terra Santa, terra di fede e di conflitto, ha amplificato la consapevolezza dell’arcivescovo riguardo alla persistente violenza che affligge il mondo.
Nonostante la sua costanza e la sua apparente inarrestabilità, la violenza non potrà mai prevalere sulla forza dell’amore, della compassione e della giustizia.
È un dovere morale, un imperativo etico, opporsi alla violenza con ogni mezzo pacifico possibile, coltivando invece un terreno fertile per la riconciliazione e il perdono.
L’arcivescovo Delpini sottolinea che la perseveranza nel perseguire la speranza, sebbene spesso accolta con disapprovazione o resistenza, è la chiave per superare l’oscurità e costruire un futuro in cui la dignità umana sia rispettata e i diritti fondamentali siano garantiti a tutti.
Non si tratta di un ottimismo ingenuo, ma di una fede profonda nel potenziale dell’umanità di trascendere le proprie divisioni e di abbracciare un destino comune di pace e prosperità.
La sfida, ora, è convertire questa visione in azione concreta, invitando ciascuno a diventare artefice del cambiamento, un seme di speranza nel vasto campo del mondo.