martedì 21 Ottobre 2025
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Milano, atto formale: gemellaggio con Gaza e revisione rapporti con Israele

Il Consiglio comunale di Milano ha espresso un atto formale di indirizzo politico, approvando un ordine del giorno complesso e denso di implicazioni che mira a definire un percorso di relazione istituzionale con la Striscia di Gaza, modulandone l’evoluzione in funzione di criteri rigorosi di legalità internazionale e rispetto dei diritti umani.
L’atto, approvato a maggioranza, contempla l’istituzione di un gemellaggio con Gaza City, concepito non come un mero atto simbolico, ma come una piattaforma strutturata per lo scambio di competenze, la cooperazione tecnica, la promozione della conoscenza reciproca e un solido sostegno, sia pubblico che civico, nel delicato processo di ricostruzione post-conflitto.
Tuttavia, l’approvazione è stata preceduta da un acceso dibattito e da una deliberazione articolata, che ha rivelato una profonda divisione all’interno del Consiglio.
La condizione sine qua non per l’avvio del gemellaggio è strettamente legata alla natura dell’amministrazione di Gaza.

Il gemellaggio potrà essere formalizzato solo quando l’amministrazione sarà legittimata attraverso elezioni democratiche, o comunque operi in conformità con accordi internazionali di pace riconosciuti a livello globale.

Questa clausola mira a garantire che la relazione istituzionale sia fondata su principi di governance democratica e rispetto del diritto internazionale, evitando qualsiasi forma di complicità con entità che non operano in questo quadro.
La linea politica tracciata dal Consiglio non si è limitata all’apertura verso Gaza.
Un punto cruciale e particolarmente controverso ha comportato un impegno esplicito a riconsiderare, e potenzialmente interrompere, i rapporti istituzionali con il governo israeliano e a sospendere il gemellaggio esistente con Tel Aviv.

Questa sospensiva è subordinata al rigoroso rispetto degli impegni previsti dai piani di pace per Gaza, ma si estende a una serie di scenari allarmanti, tra cui la ripresa delle ostilità, la mancanza di garanzie per la protezione civile, l’impedimento dell’accesso umanitario e, soprattutto, l’utilizzo della ricostruzione come facciata per operazioni di espulsione forzata della popolazione civile palestinese.

L’approvazione di questo punto è stata particolarmente travagliata, richiedendo una seconda votazione a seguito di un primo esito in parità.

La votazione finale ha riflettuto una netta opposizione da parte di una fazione del Consiglio, che ha espresso preoccupazioni riguardo alle implicazioni politiche ed economiche di tali impegni.
L’astensione di alcuni consiglieri riformisti testimonia la complessità e la sensibilità della questione, che tocca profondamente temi di politica estera, diritti umani e responsabilità istituzionale.
L’atto del Consiglio di Milano, pur segnato da divisioni, rappresenta un significativo segnale di impegno verso una politica estera coerente con i principi di pace, giustizia e rispetto dei diritti fondamentali, ponendo la ricostruzione e il benessere della popolazione gazaiana al centro dell’attenzione.

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