lunedì 22 Settembre 2025
19.3 C
Milano

Milano: tra vandalismo, protesta e doppi standard politici.

La condanna delle recenti manifestazioni a Milano, e in particolare degli atti di vandalismo perpetrati nella stazione centrale e del ferimento di un numero significativo di agenti di polizia, ha innescato un acceso dibattito politico che trascende la semplice disapprovazione degli eventi.
Sebbene la condanna di qualsiasi forma di violenza e di aggressione a rappresentanti dell’ordine sia un dovere imprescindibile per qualsiasi forza politica democratica, la retorica utilizzata in queste circostanze rischia di offuscare una comprensione più profonda delle dinamiche sociali e geopolitiche sottostanti.
È innegabile che la distruzione di beni pubblici e le aggressioni a persone che esercitano funzioni di sicurezza siano atti riprovevoli, incompatibili con i principi fondamentali di una convivenza civile e pacifica.

Tuttavia, ridurre la complessità della protesta a meri atti violenti significa ignorare le ragioni che hanno spinto migliaia di persone a scendere in piazza, manifestando in modo pacifico, sebbene con passione e a volte con rabbia.
Minimizzare il peso e l’importanza di queste istanze, soffocandole con un’etichetta di “violenza”, rischia di esacerbare le tensioni sociali e di alimentare un senso di frustrazione che può sfociare in forme di protesta ancora più radicali.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sollevato una questione cruciale: l’ipocrisia di una condanna selettiva, che si focalizza su eventi specifici e limitati, mentre si eludono responsabilità di portata internazionale.
La critica riguarda l’assenza di una condanna altrettanto ferma e decisa nei confronti di azioni belliche e crimini di guerra perpetrati in contesti internazionali, come quelli che coinvolgono il governo israeliano e le sue azioni nella Striscia di Gaza.
Questa osservazione non intende giustificare la violenza a Milano, ma piuttosto evidenzia come la percezione di una doppia morale da parte delle istituzioni possa alimentare un clima di sfiducia e di risentimento.
La retorica politica internazionale, spesso influenzata da dinamiche di potere e da interessi geopolitici, può risultare controproducente.
L’aderenza a posizioni predefinite, dettate da figure come Donald Trump e da politiche che si rivelano spesso unilaterali, rischia di alienare l’opinione pubblica e di compromettere la credibilità delle istituzioni democratiche.
La leadership politica richiede una capacità di giudizio imparziale, basata su principi di diritto internazionale e di rispetto dei diritti umani, indipendentemente dalle pressioni esterne o dalle convenienze politiche.
La questione sollevata dalla segretaria Schlein non è un tentativo di giustificare la violenza, bensì un invito a una riflessione più ampia e onesta sulle radici del malcontento e sulla necessità di un approccio politico più coerente e trasparente, capace di affrontare le sfide complesse del nostro tempo senza ipocrisie né silenzi scomodi.

La vera sicurezza e la stabilità di una democrazia si fondano sulla capacità di ascoltare, comprendere e rispondere alle preoccupazioni di tutti i suoi cittadini, anche quando queste si esprimono attraverso forme di protesta che possono apparire disordinate o violente.
Il silenzio, l’omissione e la condanna selettiva non fanno altro che alimentare il terreno fertile per nuove forme di conflitto.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -