Il 12 dicembre 1969, piazza Fontana a Milano divenne il teatro di un evento che segnò profondamente la storia d’Italia, innescando una spirale di violenza e instabilità politica che gli storici definiscono “strategia della tensione”.
Più che una semplice strage, fu un atto deliberato volto a destabilizzare le fondamenta democratiche del Paese, a instillare paura e incertezza nella popolazione, e a creare un clima favorevole a derive autoritarie.
A cinquantasei anni di distanza, il sindaco Giuseppe Sala ha commemorato le vittime, ricordando come quel giorno non rappresenti solo una ferita aperta, ma un monito costante.
La commemorazione ha superato la semplice rievocazione di un evento tragico, trasformandosi in una riflessione più ampia sul significato di democrazia e sulla fragilità delle istituzioni.
Sala ha sottolineato che, sebbene la strategia della tensione sia stata originariamente pensata per spezzare il fragile equilibrio del dopoguerra, le sue dinamiche e i suoi tentativi di manipolazione della paura sembrano risuonare, seppur in forme diverse, anche nel presente.
Non si tratta di un’identica ripetizione, ma di tentativi sottili di erodere la fiducia nelle istituzioni, di polarizzare il dibattito pubblico e di fomentare tensioni sociali.
L’elenco delle vittime, che ammonta a 136 persone, non è solo una lista di nomi, ma una testimonianza di una violenza inaudita che colpì indiscriminatamente lavoratori, studenti, intellettuali e semplici cittadini.
Sala ha ribadito l’importanza di mantenere vivo il ricordo di queste persone, affinché la loro sofferenza non venga dimenticata e il loro sacrificio non sia vano.
Un nome, in particolare, si è distinto nella commemorazione: Giuseppe Pinelli.
La sua morte, avvenuta durante un interrogatorio, aggiunge una dimensione ulteriore alla vicenda di piazza Fontana, trasformando Pinelli nella diciottesima vittima e sollevando interrogativi che ancora oggi interrogano la coscienza civile del Paese.
La sua vicenda, tuttora avvolta da ombre e incongruenze, simboleggia la difficoltà di fare luce sulla verità e di individuare i responsabili di un attentato così complesso e ramificato.
Ricordare piazza Fontana significa quindi non solo onorare la memoria delle vittime, ma anche impegnarsi a difendere i valori della democrazia, della libertà e della giustizia.
Significa vigilare costantemente contro ogni forma di estremismo e di intolleranza, e promuovere una cultura della pace e del dialogo.
Il cinquantasei anniversario non è solo un momento di commemorazione, ma un appello all’azione, un invito a preservare e rafforzare le fondamenta della Repubblica italiana, affinché il passato non si ripeta e il futuro sia all’altezza dei sacrifici di coloro che hanno perso la vita per la libertà.




