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venerdì 31 Ottobre 2025

Scontro Garante-Report: Ghiglia sfida Ranucci e minaccia azioni legali

La vicenda che coinvolge l’Autorità di Garante per la Protezione dei Dati Personali si è intensificata, culminando in un acceso confronto tra uno dei suoi membri, Agostino Ghiglia, e il giornalista Sigfrido Ranucci, conduttore del programma Report.

La disputa nasce da una clip promozionale annunciante il ritorno di Report sul caso che aveva portato all’irrogazione di una sanzione di 150.000 euro all’emittente, e si sviluppa in un contesto di crescente pressione mediatica.

Ghiglia, in una dichiarazione con toni accesi, respinge la clip come un’ennesima distorsione della realtà, accusando implicitamente Report di sensazionalismo.

L’affermazione, resa ancora più incisiva dalla sua disponibilità a un confronto diretto con Ranucci, testimonia una volontà di argomentare pubblicamente la posizione dell’Autorità, al di là delle interviste già rilasciate.
La condizione imposta – la reciprocità di Ranucci, con la garanzia di un mediatore indipendente designato dalla Rai – rivela la necessità di un dialogo trasparente e bilanciato, al fine di dissipare le ombre di un’eventuale manipolazione dell’informazione.

L’Autorità, attraverso la voce di Ghiglia, ribadisce con forza il proprio impegno a tutelare i diritti alla riservatezza, sottolineando la linearità e la trasparenza delle proprie attività.

Nonostante le evidenti limitazioni di risorse, il Collegio e i suoi funzionari si dedicano con rigore alla difesa dei diritti di tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro notorietà, operando nel rispetto dei tempi previsti dalla legge.

L’affermazione punta a contrastare l’immagine di un organo poco trasparente o incline a favoritismi.

L’apice della tensione si manifesta con la possibile azione legale contro Report e il suo conduttore, in relazione alle riprese effettuate in via della Scrofa, in prossimità della sede di Fratelli d’Italia.
La decisione, seppur non ancora definitiva, è vincolata a una considerazione pragmatica: l’onere economico di sostenere due rappresentanze legali, la propria e quella dell’emittente, interviene direttamente sul bilancio del ricorrente, in questo caso, il cittadino che paga il canone.

Questa parentesi, seppur velata da un sarcasmo che alleggerisce la gravità della situazione, pone l’attenzione sul rapporto tra giustizia, risorse pubbliche e diritto all’informazione, evidenziando come la tutela della privacy possa coesistere con l’esercizio del diritto di cronaca e, al contempo, generare implicazioni finanziarie significative per i cittadini.

La vicenda, complessa e ricca di sfaccettature, solleva interrogativi cruciali sull’equilibrio tra potere informativo, responsabilità delle istituzioni e diritti individuali.

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