Luka Modrić, il centrocampista croato del Milan, incarna un paradigma affascinante di longevità nel panorama sportivo contemporaneo.
La sua recente rete, a quarant’anni suonati, non sorprende affatto Lamberto Boranga, cardiologo dello sport e ex portiere di provata esperienza, che ha calcato i campi di Perugia, Fiorentina e Cesena.
Boranga, figura emblematica di equilibrio tra medicina e passione calcistica, offre una prospettiva unica su questo fenomeno.
La capacità di mantenere un livello competitivo elevato nel tempo non è un’eccezione, bensì il risultato di un approccio olistico che integra la cura del corpo con la stimolazione mentale.
Il talento, come sottolinea Boranga, è un dono innato, ma è la dedizione, l’allenamento mirato e l’adattamento continuo che permettono di preservarlo e di farlo fiorire anche in età avanzata.
La dinamicità mentale, fondamentale per qualsiasi atleta, si mantiene elevata solo attraverso l’attività fisica costante e la ricerca di stimoli nuovi.
Boranga, attivo anche nel mondo dell’atletica master, con una partecipazione prevista agli Europei di Madeira, personifica questo ideale.
La sua preparazione atletica spazia in diverse discipline – salto in lungo, triplo, salto con l’asta – rivelando un impegno totale verso il mantenimento della forma fisica e della resilienza.
Questa filosofia, applicata anche alla comprensione della longevità sportiva, spiega la sua assenza di sorpresa di fronte alle imprese di Modrić.
La figura del portiere, come quella di Gianluigi Buffon, si distingue per la capacità di protrarre la carriera al di là dei limiti convenzionali.
Questa longevità è legata alla minore richiesta di impatto fisico rispetto ad altre posizioni in campo, come quelle degli attaccanti, più dipendenti dalla potenza e dalla velocità.
Boranga, in attesa di un suo ritorno in campo con la Trevana a fine mese, è consapevole delle sfide che si presentano con l’avanzare dell’età.
Il dolore, come parte integrante del processo, è accettato come segnale di lavoro svolto, un memento dell’impegno profuso.
La sua conclusione è profetica: giocare a più di ottant’anni non è un’utopia, ma una possibilità concreta per chi possiede la forma fisica e la disciplina necessarie per perseguirla.
La longevità sportiva, in definitiva, non è un atto di sfida, ma un’espressione di profonda armonia tra corpo e mente, un testamento di passione e dedizione che trascende le barriere temporali.