La cessione dello Stadio Giuseppe Meazza, meglio noto come San Siro, evoca un sentimento malinconico, un “canto del cigno” che suggella un’era.
Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano Cortina, ne coglie l’essenza, commentando l’operazione che vedrà lo stadio cambiare proprietà in un momento cruciale: l’imminente Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi Invernali del 2026, evento che vedrà Milano e Cortina protagoniste.
La discussione attorno alla necessità di un adeguamento dell’impianto è stata lunga e complessa.
Malagò, con lucidità, esprime un parere diffuso tra gli addetti ai lavori: non esiste una soluzione perfetta, un compromesso è inevitabile.
L’auspicio era quello di poter disporre di una struttura all’avanguardia in vista degli Europei del 2032, un obiettivo frustrato.
La Fondazione Milano Cortina, fortunatamente, si mantiene estranea alla trattativa in corso, limitandosi a osservare, con vivo interesse, le dinamiche che seguiranno il 6 febbraio 2026, data dell’evento olimpico.
La scelta di cedere lo stadio, pur essendo stata contestata da molti, viene definita da Malagò come la migliore possibile, anche se qualcuno preferirebbe etichettarla come il “male minore”.
Tale valutazione non è frutto di superficialità, bensì di una profonda conoscenza del panorama sportivo internazionale, un contesto caratterizzato da standard elevati e da una competizione sempre più agguerrita.
La pressione per modernizzare le infrastrutture sportive è costante e la difficoltà di conciliare esigenze di conservazione del patrimonio storico con la necessità di adeguamento tecnologico è un problema che affligge molte città ospitanti di eventi sportivi di rilevanza mondiale.
L’operazione, dunque, si inserisce in un quadro più ampio di scelte difficili, dettate da vincoli economici, politici e logistici, che richiedono una visione strategica e una capacità di compromesso.
La cessione del Meazza, in definitiva, segna una fase di transizione, lasciando presagire un futuro incerto per un monumento del calcio italiano.