Il Ministero del Commercio cinese ha espresso veemente disappunto per l’imposizione di nuove restrizioni economiche da parte dell’Unione Europea, prendendo di mira entità e individui – inclusi soggetti operanti nella Repubblica Popolare Cinese – coinvolti nel sostegno militare alla Russia.
La risposta, divulgata attraverso un comunicato ufficiale, qualifica le sanzioni come una deviazione dai principi di reciprocità e rispetto del diritto internazionale, minando la fiducia necessaria per una collaborazione proficua.
Il Ministero sottolinea come queste misure rappresentino una frattura rispetto agli accordi precedentemente raggiunti tra i leader cinesi e quelli dell’Unione Europea, che miravano a rafforzare il dialogo e la cooperazione in diversi settori.
L’imposizione di tali restrizioni, secondo il portavoce, non solo compromette la stabilità e la prevedibilità delle relazioni commerciali e finanziarie, ma genera anche un clima di incertezza che ostacola gli investimenti e scoraggia l’espansione congiunta.
L’azione dell’UE solleva interrogativi più ampi sulla natura della sua politica estera e sulla sua coerenza con gli impegni presi a favore del multilateralismo.
Il principio di non ingerenza negli affari interni di altri stati, e il riconoscimento del diritto di ogni nazione di perseguire i propri interessi strategici, sembrano essere stati messi in discussione.
La Cina, che si è costantemente dichiarata neutrale nel conflitto russo-ucraino, pur mantenendo legami economici con la Russia, vede queste sanzioni come un tentativo di esercitare pressione geopolitica e di indebolire la sua influenza globale.
La risposta cinese segnala una crescente preoccupazione per il rischio di un’escalation delle tensioni commerciali e diplomatiche, con possibili ripercussioni a lungo termine sulle relazioni tra Pechino e Bruxelles.
La decisione di colpire entità cinesi, in particolare, è interpretata come un segnale di un’erosione della fiducia reciproca e di un allontanamento dai canali diplomatici.
La posizione cinese ribadisce l’importanza del dialogo costruttivo e della ricerca di soluzioni pacifiche attraverso meccanismi multilaterali, auspicando al contempo una revisione delle misure punitive, considerate penalizzanti non solo per le parti coinvolte direttamente, ma anche per l’economia globale.
La stabilità del commercio internazionale, e la crescita sostenibile, richiedono un approccio più equilibrato e rispettoso della sovranità nazionale di tutti gli stati.