L’attivista Berta Soler, figura centrale nel collettivo ‘Damas de Blanco’, ha subito reiterate azioni repressive nelle ultime settimane ad opera delle autorità cubane.
Il marito, Ángel Moya, anch’egli attivista e testimone diretto della situazione, ha reso noto che Soler è stata arrestata in due occasioni separate in un arco temporale ristretto, evidenziando un aumento della pressione esercitata sui dissidenti a L’Avana.
Le immagini diffuse da Moya sui social media documentano il momento dell’arresto, avvenuto mentre Soler si allontanava dalla sede del movimento.
L’episodio si inserisce in una cronologia di episodi analoghi, con un precedente arresto denunciato dallo stesso Moya domenica scorsa, conclusosi con un interrogatorio presso una stazione di polizia.
Un dettaglio significativo è l’invito che Soler aveva ricevuto dall’ambasciata statunitense a Cuba per un evento commemorativo del Giorno dell’Indipendenza, un gesto che sembra aver intensificato l’attenzione delle forze di sicurezza.
Le ‘Damas de Blanco’ (Dame in Bianco) incarnano una forma di resistenza pacifica che affonda le sue radici nella repressione del 2003, conosciuta come “Primavera Nera”.
In quell’occasione, un’ondata di arresti colpì settantacinque dissidenti, prevalentemente giornalisti e attivisti che si opponevano al regime, con condanne a pene detentive considerevoli.
Il collettivo, composto da mogli, madri e familiari dei detenuti, si è distinto per un atto simbolico potente: l’adozione di abiti bianchi e la celebrazione di marce pacifiche, svolte regolarmente dopo le funzioni religiose domenicali.
Queste manifestazioni, apparentemente semplici, rappresentano una sfida diretta all’autorità e una richiesta incessante per la libertà dei loro cari, trasformandosi in un simbolo di speranza e resilienza per l’opposizione interna.
Il fenomeno delle ‘Damas de Blanco’ trascende la semplice richiesta di liberazione dei detenuti; si configura come una denuncia delle violazioni dei diritti umani e una rivendicazione della libertà di espressione e di associazione.
La loro azione, seppur non violenta, è percepita come una minaccia al potere, giustificando, secondo le autorità cubane, misure repressive.
La costante esposizione a detenzioni brevi, intimidazioni e sorveglianza rafforza la loro determinazione e simboleggia la persistente tensione tra il regime e la società civile cubana, un conflitto che si combatte a colpi di pacifica resistenza e repressione sistematica.
La vicenda di Berta Soler, e quella del collettivo che guida, offre uno spaccato cruciale delle dinamiche complesse che caratterizzano il panorama politico e sociale dell’isola.