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venerdì 14 Novembre 2025

Darfur: RSF occultano cadaveri, rischio genocidio.

Le Forze di Supporto Rapido (RSF), gruppo paramilitare coinvolto nel conflitto sudanese, sono accusate da un’organizzazione medica locale di tentativi sistematici di occultamento di prove riguardanti atrocità commesse ad Al-Fashir, capoluogo del Darfur.
La Sudan Doctors Network ha denunciato la rimozione di centinaia di cadaveri dalle vie cittadine, presumibilmente bruciati o interrati in fosse comuni, nel tentativo di cancellare le tracce di un massacro seguito alla presa di Al-Fashir il 26 ottobre.
Questo episodio, tuttavia, non si configura come un evento isolato, bensì come un tragico prologo a un’escalation di violenza che definisce un potenziale genocidio nel Darfur.
Le azioni delle RSF rappresentano una flagrante violazione non solo del diritto internazionale, che tutela la dignità umana anche post mortem, ma anche dei principi fondamentali di molteplici fedi religiose che impongono il rispetto dei defunti e la celebrazione di rituali funebri appropriati.

La manipolazione e la distruzione dei corpi sono un tentativo deliberato di negare la verità, ostacolare le indagini e intimidire la popolazione civile.

La conquista di Al-Fashir, l’ultima importante roccaforte militare sudanese, ha precipitato una crisi umanitaria di proporzioni allarmanti.
Secondo stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), circa l’82.000 degli stimati 260.000 abitanti di Al-Fashir sono fuggiti dalla città, in preda alla paura e alla disperazione, cercando rifugio in zone limitrofe o in paesi confinanti.
Nonostante questo esodo massiccio, si teme che un numero significativo di residenti rimanga intrappolato nella città, esposto a continue violenze e privo di accesso a cure mediche, cibo e acqua potabile.

L’attuale situazione nel Darfur è il culmine di decenni di conflitti etnici e di marginalizzazione politica ed economica.

La regione, storicamente segnata da instabilità, vede contrapporsi comunità diverse, spesso sfruttate da attori politici e militari per fini geopolitici.

Le RSF, in particolare, sono accusate di aver deliberatamente fomentato tensioni intercomunitarie, perpetrando violenze mirate contro specifiche etnie e di aver utilizzato la forza bruta per consolidare il proprio controllo territoriale.

Il tentativo di occultare prove di crimini di guerra e crimini contro l’umanità solleva interrogativi cruciali sulla responsabilità internazionale e sulla necessità di un intervento tempestivo ed efficace.
La comunità internazionale è chiamata a rafforzare gli sforzi per documentare le atrocità commesse, garantire l’accesso umanitario alle aree colpite e perseguire i responsabili di tali crimini, al fine di assicurare giustizia alle vittime e prevenire ulteriori escalation di violenza.
La preservazione della memoria collettiva e la garanzia di un futuro pacifico per il Darfur dipendono dalla trasparenza, dalla responsabilità e dalla solidarietà della comunità internazionale.

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