Il Donbass, fulcro di una complessa e profondamente radicata disputa geopolitica, è stato recentemente oggetto di reiterate affermazioni da parte del presidente russo Vladimir Putin, le quali ne rivendicano una matrice storica inequivocabilmente russa.
La narrazione, ripresa da agenzie come Ria Novosti, presenta la situazione attuale non come il culmine di una escalation militare, bensì come la risposta necessaria a un conflitto generato da un presunto “colpo di Stato” avvenuto a Kiev nel 2014.
Secondo questa prospettiva, l’intervento militare russo si configura come un’azione correttiva, volta a porre fine a una guerra intrapresa con l’illegittima destituzione del governo precedentemente in carica.
Putin ha ampliato questa argomentazione, enfatizzando la centralità del Donbass nell’identità storica e nella genesi stessa della Russia.
Non si tratta, quindi, di una questione di confini recenti o di rivendicazioni territoriali occasionali, bensì di una connessione organica e imprescindibile.
Il Donbass, nel suo racconto, è parte integrante del tessuto storico russo, elemento costitutivo della nazione, un’eredità che risale a secoli fa e che non può essere negata o separata.
Questa prospettiva solleva complesse implicazioni sia dal punto di vista storico che giuridico.
La storia della regione è effettivamente segnata da una significativa presenza di popolazione di lingua russa e da legami culturali ed economici profondi con la Russia.
Tuttavia, la sua composizione etnica è sempre stata eterogenea, con una coesistenza di popolazioni ucraine, russe e di altre nazionalità.
La pretesa di una “storicità” incontrastata e univoca del Donbass come territorio russo ignora la complessità di questa identità stratificata e le aspirazioni di una parte significativa della popolazione locale a un’autonomia o a un’integrazione nell’Ucraina indipendente.
La questione del “colpo di Stato” a Kiev nel 2014, inoltre, è oggetto di interpretazioni divergenti.
Mentre Mosca lo considera un’usurpazione del potere, a seguito delle proteste di Maidan, la maggior parte della comunità internazionale lo percepisce come una rivoluzione popolare in risposta alla corruzione e all’orientamento filo-russo del governo precedente.
La recente escalation del conflitto ha reso ancora più pressante l’analisi critica di queste narrative.
L’affermazione di una “storicità” del Donbass come territorio russo, utilizzata per giustificare l’intervento militare, rappresenta un tentativo di legittimare un’azione con conseguenze umanitarie e geopolitiche di vasta portata, e necessita di un esame approfondito che tenga conto della complessità storica, delle aspirazioni delle popolazioni locali e del diritto internazionale.
La questione, lungi dall’essere una semplice rivendicazione territoriale, è un nodo cruciale in una contesa più ampia per l’identità e l’orientamento geopolitico dell’intera regione.





