lunedì 1 Settembre 2025
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Gaza: Il Piano USA tra Indignazione e Rifiuto di Hamas

La recente proposta statunitense per il futuro assetto della Striscia di Gaza, divulgata dal Washington Post, ha scatenato un’ondata di indignazione e riserve, culminando nella veemente dichiarazione di Bassem Naim, esponente di spicco dell’Ufficio Politico di Hamas.

Il piano, che delineerebbe una radicale trasformazione del territorio, prevede uno scenario che include lo sfollamento forzato della popolazione residente e una subordinazione politica ed economica sotto l’egida americana.

L’ipotesi di riconvertire la Striscia di Gaza in un complesso turistico di lusso, abbinato a un polo tecnologico avanzato, evoca un futuro di espropriazione e cancellazione dell’identità palestinese, suscitando un profondo senso di offesa e rabbia.
La reazione di Naim, che definisce il piano come inaccettabile e in vendita, riflette una posizione ben più ampia, condivisa da ampi settori della società palestinese.

La Striscia, insiste Naim, non è un bene commerciabile, bensì una parte inestricabile del tessuto storico e culturale della Palestina.
Questa affermazione riafferma il diritto inalienabile dei palestinesi a determinare autonomamente il proprio destino, in contrapposizione a tentativi di imporre soluzioni esterne che neghino la loro sovranità.
Il piano americano, con le sue implicazioni di controllo e riorganizzazione territoriale, solleva interrogativi profondi sulla legittimità dell’intervento esterno nei conflitti regionali e sulla capacità di imporre soluzioni pacifiche attraverso mezzi coercitivi.

La trasformazione proposta, che mira a cancellare la presenza umana e a rimodellare il paesaggio in funzione di interessi economici e strategici americani, viene percepita come un’ulteriore forma di colonialismo, perpetrata attraverso la manipolazione di risorse e la negazione dei diritti fondamentali.

La fermezza della posizione di Hamas, espressa attraverso la voce di Naim, testimonia un rifiuto categorico di qualsiasi compromesso che possa ledere la dignità e la libertà del popolo palestinese.

Non si tratta solo di respingere un piano specifico, ma di affermare un principio fondamentale: il diritto alla autodeterminazione e alla resistenza contro l’oppressione, un diritto riconosciuto dal diritto internazionale e imprescindibile per la costruzione di un futuro pacifico e giusto nella regione.

La resilienza e la determinazione del popolo palestinese, come dimostrato in passato, rappresentano un baluardo contro tentativi di imposizione di soluzioni che neghino la loro identità e il loro diritto alla terra.

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