In una mossa audace e sinistra, l’esercito israeliano ha lanciato un attacco multiplista contro il bunker sottostante all’ospedale Europeo di Khan Younis, nel cuore della regione meridionale di Gaza. L’obiettivo apparente era quello di distruggere ogni ostacolo e persona in quel luogo, senza discriminazioni tra civili e combattenti. Tale strategia risulta profondamente contraria alle convenzioni internazionali sull’uso della forza, che richiedono una rigorosa distinzione tra bersagli militari e civili.La sorte di Muhammed Sinwar, leader di Hamas fin da quando sostituì il fratello Yahya, ucciso nell’ottobre scorso dall’esercito israeliano, rimane oscura. La sua figura è stata cruciale per gli scontri in corso tra Israele e Hamas, con questo ultimo che si oppone a qualsiasi forma di negoziato. Un interrogativo serio emerge sulla reale capacità dell’esercito israeliano di verificare l’efficacia del proprio attacco, considerata la complessità e il contesto geopolitico della regione. La scelta di mirare a un obiettivo così cruciale per Hamas potrebbe essere legata all’intento di colpire alla radice le capacità militari ed organizzative dell’organizzazione.Il quadro complesso della conflittualità in corso risalta nella volontà di Israele di isolare e indebolire i leader di Hamas, considerati come i principali ostacoli a un accordo di pace. In questo contesto l’azione militare contro il bunker assume una valenza politica non meno significativa che la sua portata militare.L’episodio rischia di riaprire le vie al conflitto in tutta la regione, aggravando ulteriormente lo stato di guerra psicologica e fisica in cui sono già immersi gli abitanti della zona.