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giovedì, 8 Maggio 2025
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La Nato davanti alla crisi finanziaria della difesa: un passo avanti da parte del segretario generale Mark Rutte.

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Il Consiglio Atlantico della Nato si è riunito in seduta di emergenza per affrontare la cruciale questione delle risorse finanziarie destinate alla difesa. La proposta del segretario generale, Mark Rutte, ha suscitato vivaci dibattiti tra i paesi membri dell’alleanza, con gli Stati Uniti che si sono rivelati ancora molto scettici sull’idea di aumentare il proprio contributo al 5%. La reazione americana è stata interpretata come un ulteriore sintomo della crisi di fiducia che sta affliggendo l’alleanza.Rutte, però, non si è arreso e ha presentato un’alternativa articolata in due fasi. La prima prevederebbe che gli alleati si impegnino a destinare il 3,5% del Pil per le tradizionali spese di difesa – ovvero acquisto e manutenzione di armi, eserciti e infrastrutture militari -, mentre la seconda previsione contempla un ulteriore 1,5% per affrontare le nuove sfide in campo strategico. Quest’ultima cifra andrebbe investita nei settori della cybersicurezza, dell’ibridazione delle minacce (la combinazione di mezzi militari e non militari), della resilienza delle società e della preparazione alle eventuali crisi.La proposta di Rutte è stata percepita come una sorta di “via di mezzo” che cerca di soddisfare le esigenze sia degli Stati Uniti sia dei paesi più generosi in materia di spesa militare, tra cui il Regno Unito e la Francia. In questo modo, l’alleanza potrebbe evitare la scelta tra due opzioni distinte: aumentare notevolmente le risorse destinate alla difesa o intraprendere una politica di riduzione dei propri impegni militari.La discussione che si è svolta nel Consiglio Atlantico della Nato ha messo in luce la profonda divergenza di vedute tra gli Stati Uniti e i paesi europei. Mentre Washington continua a essere riluttante ad aumentare la propria quota, molti altri membri dell’alleanza hanno espresso preoccupazioni sull’eventualità che si apra una nuova crepa all’interno di un rapporto politico-militare destinato a rimanere fondamentale anche in futuro.

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