La visita del principe ereditario saudita Mohammed bin Salman a Washington, accolto con una serie di onori e gesti diplomatici da parte dell’amministrazione Trump, si è manifestata in modi inaspettati, tra cui una scelta di abbigliamento che trascendeva la mera estetica.
L’abito indossato dalla first lady Melania Trump, un sofisticato capo in eco-pelle verde cadmio, non fu un semplice accessorio, ma una dichiarazione simbolica, un’espressione visiva dell’alleanza strategica tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita.
La scelta del verde, che richiamava la vibrante tonalità della bandiera saudita nel paesaggio desertico, non fu casuale.
Era un richiamo diretto all’identità nazionale del principe ereditario, un segnale di riconoscimento e di stima.
Ma il significato si estendeva oltre la semplice scelta cromatica.
Lo stilista dietro la creazione, Elie Saab, un nome di spicco della haute couture libanese, incarnava un’ulteriore dimensione di questa comunicazione subliminale.
Saab, figura di riferimento nel panorama internazionale della moda, aveva precedentemente orchestrato un evento sfarzoso a Riad, “Le 1001 stagioni”, un omaggio alla sua carriera professionale e un’importante vetrina per la crescente influenza culturale della capitale saudita.
Questa sfilata, che vedeva la partecipazione di celebrità del calibro di Céline Dion, Jennifer Lopez e Halle Berry, era parte integrante della Riyadh Season, il festival annuale creato nell’ambito del piano Vision 2030 del principe Mohammed, un’ambiziosa iniziativa volta a diversificare l’economia saudita e a promuovere l’immagine del regno sulla scena globale.
Secondo Vanessa Friedman, esperta di moda del New York Times, l’abbinamento tra il colore evocativo e la scelta dello stilista trasformò l’abito di Melania Trump da semplice capo d’abbigliamento a un gesto politico di allineamento, definendo l’Arabia Saudita come il “maggior alleato degli USA fuori dalla NATO”.
L’abito, con il suo profondo spacco e le spalle scoperte, rappresentò un momento cruciale nello stile di Melania durante il secondo mandato del marito, superando in significato persino l’iconico trench Burberry indossato durante la visita in Gran Bretagna, un altro segnale di rafforzamento dei legami internazionali.
L’atto di indossare quell’abito non fu solo una questione di gusto personale, ma un’abile operazione di soft power, un modo per comunicare, attraverso un linguaggio visivo sofisticato, l’importanza strategica della relazione tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita, e per celebrare l’ascesa culturale ed economica di Riad nel contesto globale.
Il gesto, apparentemente banale, rivelava una complessa rete di relazioni diplomatiche, economiche e culturali, tessute con cura dietro le quinte del potere.








