Il cielo di luglio si appesantisce di un’ombra, un’ombra che evoca i fantasmi di un passato che credevamo di aver superato.
Il discorso del Presidente Macron, pronunciato alle Forze Armate in vista della Festa Nazionale, non è un mero rituale di celebrazione, ma un solenne campanello d’allarme.
Il suo volto, insolitamente grave, riflette la consapevolezza di un’epoca in cui la sicurezza, la libertà stessa, si presentano come beni fragili, conquistati a caro prezzo e ora nuovamente esposti a minacce concrete.
Non si tratta di una semplice escalation geopolitica, ma di un ritorno a un paradigma di incertezza che caratterizzò il periodo post-bellico.
Allora, le macerie fisiche ed emotive della Seconda Guerra Mondiale definivano un orizzonte di ricostruzione costellato di paure.
Oggi, la frammentazione dell’ordine internazionale, l’ascesa di potenze revisioniste e le guerre ibride mettono a dura prova la tenuta dei valori democratici e la capacità di proiezione di un’Europa che ha sempre aspirato a essere un baluardo di pace.
Il Presidente Macron non utilizza eufemismi: la Francia, e con essa l’Europa, si trovano a dover difendere i propri confini e i propri interessi in un contesto in cui la deterrenza non è più scontata.
L’epoca delle illusioni di un mondo pacificato dalla globalizzazione è finita, lasciando spazio a una realtà più complessa e pericolosa.
La risposta del governo è pragmatica e ambiziosa.
Il raddoppio del bilancio della difesa entro il 2027, con investimenti straordinari di 3,5 miliardi di euro nel 2026 e 3 miliardi l’anno successivo, non è un mero esercizio contabile.
È una dichiarazione di intenti, un investimento nella sicurezza nazionale e nella capacità di risposta alle sfide del futuro.
Si tratta di un’iniezione di risorse cruciali per modernizzare le forze armate, potenziare le tecnologie di difesa, rafforzare la resilienza del Paese e garantire la protezione dei cittadini.
Questi 64 miliardi di euro, una cifra significativa rispetto al passato, non devono essere percepiti come una rinuncia alla ricerca della pace, bensì come uno strumento per preservarla.
Una nazione forte, capace di proteggere i propri interessi, è un Paese più credibile nel dialogo internazionale e più in grado di contribuire alla stabilità del mondo.
La Festa Nazionale del 14 luglio, quest’anno, assume un significato diverso.
Non è solo una celebrazione del passato, ma una riflessione sul presente e un impegno per il futuro.
È un momento per ricordare il sacrificio di chi ci ha preceduto e per rinnovare la nostra determinazione a difendere i valori che ci appartengono.
La pace, come ha dimostrato la storia, non è un dono divino, ma una conquista continua, che richiede vigilanza, coraggio e ingenti risorse.
La Francia, e l’Europa, devono essere all’altezza di questa sfida.