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venerdì 14 Novembre 2025

Pakistan, due attacchi a Wana e Islamabad: la nazione sotto shock.

L’ondata di violenza che ha colpito il Pakistan si è manifestata con due attacchi distinti, ma interconnessi, che hanno scosso la nazione e riacceso le preoccupazioni per la stabilità regionale.

L’episodio più recente, un attacco complesso e prolungato al Cadet College Wana, situato nel delicato distretto del Waziristan Meridionale, ha messo a dura prova le forze di sicurezza pachistane, culminando in un assalto di 33 ore.
L’operazione, iniziata con un audace attacco di un veicolo carico di esplosivo contro il cancello principale del college, ha immediatamente scatenato un feroce scambio di fuoco.

L’obiettivo era chiaro: seminare il panico e infliggere il maggior numero possibile di vittime.

La rapida reazione delle forze di sicurezza ha permesso di neutralizzare due aggressori immediatamente all’esterno, ma altri quattro si sono rifugiati all’interno del blocco amministrativo, dando inizio a un prolungato e pericoloso assedio.
La determinazione degli assalitori, la loro preparazione e la scelta del Cadet College – un istituto di istruzione cruciale per il futuro del Pakistan – suggeriscono una strategia volta a massimizzare l’impatto psicologico dell’attacco.

La risoluzione dell’assedio, con la neutralizzazione di tutti e quattro gli aggressori (uno dei quali si è fatto esplodere), ha richiesto un notevole dispiegamento di risorse e ha comportato il sacrificio di cinque vite umane, tra cui tre militari.
L’evacuazione sicura di circa 650 persone, tra studenti, insegnanti e personale, rappresenta un successo cruciale, mitigando una potenziale catastrofe umanitaria.

Parallelamente all’attacco al Cadet College, un attentato suicida a Islamabad ha provocato ulteriori vittime e feriti, sottolineando la pervasività della minaccia terroristica nel paese.
Sebbene il Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP) sia stato inizialmente indicato come responsabile, l’affermazione di responsabilità da parte di Jamaat-ul-Ahrar, un gruppo dissidente talebano, complica il quadro e suggerisce possibili dinamiche interne tra diverse fazioni estremiste.
Le accuse del Primo Ministro Shehbaz Sharif, che puntano il dito contro il TTP e, in modo sorprendente, l’India, sollevano interrogativi complessi sulle possibili interferenze esterne e sulla strumentalizzazione della violenza terroristica per fini geopolitici.

L’accusa di “terrorismo di stato indiano” è grave e necessita di un’indagine approfondita per accertare la veridicità delle accuse e le possibili responsabilità.

Questi due attacchi, distinti ma interconnessi, riflettono una recrudescenza della violenza estremista che affligge il Pakistan, alimentata da fattori interni ed esterni.
La regione del Waziristan Meridionale, storicamente instabile e al confine con l’Afghanistan, rappresenta un focolaio di insorgenza terroristica, mentre la capitale Islamabad, simbolo del potere centrale, è diventata un bersaglio per gruppi estremisti che mirano a destabilizzare il paese.

La risposta del governo pakistano deve essere multidimensionale, combinando misure di sicurezza più efficaci con iniziative volte a contrastare le cause profonde dell’estremismo e a promuovere la coesione sociale.

La lotta al terrorismo non può essere vinta solo con la forza, ma richiede un impegno a lungo termine per affrontare le disuguaglianze economiche, la mancanza di opportunità e la radicalizzazione ideologica.

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