Le dinamiche geopolitiche del Medio Oriente, già complesse e intrise di tensioni, subiscono ora una ridefinizione inattesa a seguito di un cambiamento apparentemente strategico nella posizione del presidente russo Vladimir Putin.
Fonti autorevoli, intercettate da Axios e corroborate da resoconti provenienti da funzionari europei e israeliani, rivelano che Putin, tradizionalmente un baluardo diplomatico a sostegno del programma nucleare iraniano, sta ora sollecitando un accordo che escluda la capacità dell’Iran di arricchire l’uranio.
Questa evoluzione, che si colloca a seguito del recente conflitto tra Israele e Iran, contrasta nettamente con il ruolo di sostegno storico che Mosca ha giocato a Teheran, e suggerisce un riallineamento dei suoi interessi strategici nella regione.
La posizione di Putin, comunicata sia al presidente statunitense Donald Trump che a figure di spicco del governo iraniano, si pone come un elemento dirompente nei tentativi di rilancio dei negoziati nucleari.
L’importanza di questo cambiamento risiede nella natura ambivalente della politica russa nei confronti dell’Iran.
Mentre Mosca ha pubblicamente sostenuto il diritto di Teheran all’arricchimento, come strumento pacifico per scopi energetici e industriali, la recente escalation del conflitto ha apparentemente indotto Putin a riconsiderare la propria posizione.
La guerra di 12 giorni ha probabilmente accentuato la consapevolezza a Mosca dei rischi di un’ulteriore proliferazione nucleare nella regione, e dell’instabilità che ne deriverebbe.
La strategia di Putin si inserisce in un contesto più ampio di tentativi di mediazione tra Stati Uniti e Iran, con l’obiettivo dichiarato di rendere i negoziati più favorevoli a Washington.
Incoraggiando Teheran a rinunciare all’arricchimento, la Russia spera di creare le condizioni per un accordo più vantaggioso per gli americani, e di rafforzare il proprio ruolo di attore chiave nella politica mediorientale.
Tuttavia, questa mossa non è priva di rischi.
La risposta iraniana, categorica nel rifiuto di rinunciare all’arricchimento, evidenzia le profonde divergenze che ancora separano le parti.
L’Iran percepisce il diritto all’arricchimento come un pilastro della propria sovranità e una garanzia di sicurezza, e una rinuncia sarebbe interpretata come un segno di debolezza e una concessione alle pressioni occidentali.
La comunicazione di Putin a Emmanuel Macron, presidente francese, sottolinea l’importanza di coinvolgere gli alleati europei in questa delicata manovra diplomatica.
La Francia, tradizionalmente impegnata nella ricerca di una soluzione negoziata alla crisi iraniana, potrebbe svolgere un ruolo chiave nel tentativo di mediare tra le posizioni contrastanti di Washington, Teheran e Mosca.
L’evoluzione della situazione rimane incerta.
L’effettiva capacità di Putin di influenzare le decisioni di Teheran, e l’impatto di questa nuova posizione sulle prospettive di un accordo nucleare, dipenderanno da una serie di fattori, tra cui le dinamiche interne all’Iran, le relazioni tra Russia e Stati Uniti, e la capacità delle parti di trovare un terreno comune.
Tuttavia, è innegabile che la mossa di Putin rappresenti un punto di svolta significativo nelle complesse relazioni geopolitiche del Medio Oriente.