Un evento sismico di notevole intensità, con magnitudo stimata a 7.
3 sulla scala di Richter, ha scosso le acque del Mar dell’Alaska mercoledì, sollevando immediate preoccupazioni e attivando protocolli di emergenza.
Il sisma, localizzato dall’Us Geological Survey (USGS) a circa 87 chilometri a sud di Sand Point, una comunità isolata situata su un’isola dell’arcipelago alaskano, ha avuto un’ipocentro – la profondità del punto di rottura – pari a 20,1 chilometri.
Questa profondità, pur non essendo particolarmente elevata, ha contribuito alla percezione del terremoto in un’area vasta, sebbene la sua potenza sia stata in parte mitigata dalla distanza dalla costa.
La dinamica dei terremoti in quest’area è complessa e legata alla tettonica di placche.
L’Alaska si trova in una zona di forte attività sismica, situata al confine tra la placca del Pacifico, che si muove verso nord-est a una velocità di circa 7-10 centimetri all’anno, e la placca nordamericana.
Questo movimento relativo causa una frequente generazione di terremoti, alcuni dei quali possono raggiungere magnitudo elevata.
La zona di subduzione, dove la placca del Pacifico scivola sotto quella nordamericana, è un’area particolarmente vulnerabile a eventi sismici potenti.
L’immediata conseguenza del terremoto è stata l’emissione di un’allerta tsunami per l’Alaska meridionale e la penisola dell’Alaska.
Un tsunami è un’onda marina di grande lunghezza d’onda generata da un’improvvisa perturbazione del fondale marino, spesso causata da terremoti sottomarini.
La valutazione del rischio tsunami si basa su diversi fattori, tra cui la magnitudo del terremoto, la profondità dell’ipocentro, la distanza dall’epicentro e la geologia del fondale marino.
Anche se un terremoto di questa magnitudo non sempre genera un tsunami significativo, la possibilità di onde anomale richiede un’attenta valutazione e l’adozione di misure precauzionali.
Le autorità locali hanno attivato sistemi di monitoraggio delle maree e allertato le comunità costiere, raccomandando l’evacuazione verso zone più elevate.
La resilienza delle comunità alaskane è una questione cruciale, data la frequenza degli eventi sismici e la limitata densità demografica, che rende spesso difficoltoso l’accesso e l’assistenza.
La preparazione, l’educazione del pubblico e la robustezza delle infrastrutture rappresentano quindi elementi fondamentali per mitigare i potenziali danni e garantire la sicurezza della popolazione.
Ulteriori analisi dei dati sismici e delle maree saranno condotte per determinare con precisione l’effettivo rischio tsunami e modulare le misure di emergenza.