Il collasso istituzionale della Libia, protrattosi negli anni successivi alla rivoluzione del 2011, ha generato un vuoto di potere che si è trasformato in un fertile terreno per attività criminali su vasta scala, in particolare nel traffico illecito di carburante.
Un rapporto dettagliato, prodotto dal gruppo investigativo indipendente The Sentry – fondato da figure di spicco come George Clooney e John Prendergast – quantifica le perdite subite dalla popolazione libica a circa venti miliardi di dollari nel periodo 2022-2024.
Questo danno economico, tuttavia, è solo la punta dell’iceberg di una rete complessa che intreccia interessi politici, finanziari e geopolitici.
L’illecito non si limita a una mera speculazione commerciale.
Si tratta di un sistema strutturato, con ramificazioni che si estendono ben oltre i confini nazionali, e che vede coinvolti attori chiave a livello locale.
L’indagine rivela il coinvolgimento diretto di figure di potere all’interno del governo di Tripoli, legato al primo ministro Dbeibah, e della famiglia Haftar, dominante nella regione orientale.
Questi soggetti acquisiscono carburante a prezzi irrisori, sfruttando l’instabilità del sistema e la carenza di controlli effettivi, per poi rivenderlo a prezzi gonfiati sui mercati esteri.
L’impatto di questo traffico illecito si riverbera significativamente sull’Unione Europea, in particolare su Malta e l’Italia, che si trovano a fronteggiare l’infiltrazione di carburante di contrabbando nelle proprie economie.
Anche la Turchia e, in misura minore, gli Emirati Arabi Uniti, risultano coinvolti in questa filiera criminale.
La portata del problema assume connotati ancora più allarmanti se si considera il ruolo indiretto che il contrabbando di carburante gioca a livello geopolitico.
Il flusso di denaro generato da queste attività alimenta le ambizioni militari della Russia, permettendo a Mosca di proiettare la propria influenza nell’Africa subsahariana.
Le operazioni russe, precedentemente condotte dal gruppo Wagner – ora formalmente integrate in una struttura militare statale – e attualmente affidate all’Africa Corps, sono sostenute finanziariamente da questa rete di traffici.
Parallelamente, le Rapid Support Forces (RSF) sudanesi, protagoniste del sanguinoso conflitto che sta devastando il Sudan, ricevono anch’esse ingenti risorse derivanti dal contrabbando di carburante, aggravando la crisi umanitaria e alimentando la spirale di violenza.
In definitiva, l’emergenza del traffico illecito di carburante in Libia non è solo una questione di criminalità organizzata, ma un elemento destabilizzante che mina la sicurezza regionale, perpetua conflitti, alimenta la corruzione e compromette il futuro dello sviluppo economico e sociale della Libia e dei paesi limitrofi.
Richiede un approccio multilaterale, che coinvolga la comunità internazionale, i paesi limitrofi e le diverse fazioni libiche, al fine di smantellare le reti criminali, rafforzare la governance e promuovere la trasparenza nel settore energetico.
La questione non è semplicemente economica, ma profondamente politica e strategica, e la sua risoluzione è imprescindibile per la stabilità dell’intera regione.







