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domenica 9 Novembre 2025

Trump riapre la via ai test nucleari: un rischio per la pace.

L’annuncio del presidente Trump, che riapre la strada ai test sulle armi nucleari statunitensi, segna un punto di svolta preoccupante a ottant’anni dall’apocalisse atomica di Hiroshima.

Questa decisione mette a repentaglio un fragile equilibrio internazionale, risvegliando ombre sul Trattato per la Messa al Bando Completa degli Esperimenti Nucleari (CTBT), firmato da Clinton ma mai ratificato dal Senato americano.

Il CTBT, frutto di un lungo e complesso negoziato culminato con l’adozione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1996, rappresenta un pilastro della non proliferazione nucleare.

La sua mancata entrata in vigore, un paradosso dovuto alla necessità di ratifica da parte di otto Stati chiave – tra cui appunto Stati Uniti, Cina, Israele, Iran, Corea del Nord, India, Pakistan e Corea del Sud – e al successivo ritiro della Russia nel 2023, ne ha compromesso l’efficacia, seppur non la sua importanza simbolica e la sua influenza come fattore di deterrenza.

L’importanza del trattato risiede nella sua ambizione: proibire qualsiasi esplosione nucleare, indipendentemente dallo scopo – militare o civile – e istituire un robusto sistema di monitoraggio gestito dal Segretariato Tecnico Provvisorio a Vienna, composto da esperti provenienti da numerosi paesi.

Questo sistema, un’architettura complessa di sensori sismici, acustici e di rilevazione di radiazioni, mira a dissuadere dallo sviluppo di nuove armi e a limitare il miglioramento qualitativo di quelle esistenti, un obiettivo cruciale in un mondo costantemente minacciato dalla proliferazione nucleare.
La storia del disarmo nucleare è costellata di promesse e disillusioni.
Il primo tentativo significativo risale al 1963, con il Trattato Parziale di Proibizione degli Esperimenti Nucleari, siglato durante l’apice della Guerra Fredda da Stati Uniti, Unione Sovietica e Regno Unito, che limitava i test allo spazio, nelle profondità marine e nell’atmosfera.

L’ultima detonazione nucleare statunitense, avvenuta in Nevada il 23 settembre 1992, è stata la numero 1054 di una serie iniziata immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

L’impegno successivo del presidente George H.

W.

Bush per una moratoria sui test, poi resa permanente, aveva alimentato la speranza di un disarmo più ampio.

La decisione di Trump, tuttavia, riaccende la fiamma di un potenziale nuovo braccio di ferro.
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che, pur mantenendo formalmente l’adesione al CTBT, Cina e Russia potrebbero aver condotto test sui sistemi di lancio, piuttosto che sulle testate nucleari stesse, sollevando interrogativi sull’effettivo rispetto del trattato.
L’ultimo esperimento cinese risalirebbe al 1996, quello russo a ben prima del crollo dell’Unione Sovietica.
La riapertura dei test nucleari non è solo una questione tecnica, ma implica profonde implicazioni geopolitiche, che rischiano di destabilizzare l’ordine internazionale e di innescare una nuova corsa agli armamenti, mettendo a repentaglio la sicurezza globale e risvegliando il terrore di una nuova era atomica.
Il futuro della non proliferazione nucleare, e con esso, la stabilità del mondo, dipendono ora da scelte politiche audaci e da un rinnovato impegno per il disarmo.

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