Il tour elettorale di Donald Trump, partito dalla Pennsylvania, si configura come una riaffermazione strategica del suo programma economico, incentrato sulla retorica dei dazi doganali come fonte di ingenti entrate statali.
Il comizio, tenutosi presso il Mount Airy Casino Resort, ha rappresentato un’occasione per enfatizzare la presunta ripresa economica sotto la sua presidenza, attraverso una narrazione mirata a consolidare il sostegno popolare.
Trump ha delineato uno scenario di prosperità, sostenendo la diminuzione dei prezzi al consumo, un rinnovato investimento aziendale sul suolo americano e la performance positiva dei mercati finanziari, presentati come indicatori tangibili di successo.
La domanda relativa alla possibilità di un terzo mandato ha suscitato una risposta evasiva, accennando a tempi futuri e a un potenziale ritorno in politica, pur riconoscendo le limitazioni costituzionali attuali.
Questa ambiguità serve a mantenere viva la speranza tra i suoi sostenitori più accaniti, senza compromettere immediatamente la sua posizione.
La retorica anti-europea, elemento costante dei suoi discorsi, è stata riproposta con vigore, dipingendo l’Europa come una forza distruttiva, colpevole di politiche economiche dannose.
Il Green Deal, etichettato come una “truffa”, è stato preso di mira con particolare insistenza, incarnando secondo Trump la pericolosa deriva ideologica che ostacola lo sviluppo economico e l’indipendenza energetica degli Stati Uniti.
La sua visione per il futuro si articola attorno a un appello diretto all’azione: “drill baby drill”, un mantra che sintetizza l’impegno per la massimizzazione della produzione di energia fossile, considerata essenziale per la sicurezza nazionale e la crescita economica.
Questo slogan non solo mira a placare le preoccupazioni dei produttori di energia, ma anche a posizionarsi come un difensore di politiche energetiche pragmatiche, in contrasto con le iniziative percepite come ideologiche e penalizzanti.
L’incontro ha fornito un’ulteriore opportunità per Trump di consolidare la sua base elettorale, attingendo a temi cari ai suoi sostenitori: protezionismo economico, sovranità energetica, critica nei confronti delle istituzioni internazionali e difesa di un’identità nazionale forte.
La performance ha evidenziato la sua abilità nel plasmare una narrazione che, pur semplificata e spesso distorta, riesce a mobilitare e galvanizzare un elettorato desideroso di un cambiamento radicale e di un ritorno a un passato idealizzato.
La costante riproposizione di questi temi suggerisce una strategia volta a mantenere alta l’attenzione e a preparare il terreno per una potenziale nuova candidatura.





