La recente divulgazione di un video, divenuto rapidamente virale sui canali di comunicazione legati alla presidenza ucraina, ha acceso un nuovo capitolo di polemiche e accuse nel conflitto russo-ucraino.
Andriy Yermak, capo dello staff del presidente Volodymyr Zelensky, ha diffuso il filmato, originariamente pubblicato da Moca, raffigurante un veicolo blindato in territorio conteso, contraddistinto da una provocatoria giustapposizione di simboli: la bandiera della Federazione Russa e quella degli Stati Uniti d’America.
L’evento trascende la semplice divulgazione di immagini; rappresenta un tentativo deliberato di manipolazione narrativa da parte della propaganda russa, come denunciato dallo stesso Yermak.
Il video, presentato con enfasi dai media russi, è interpretato come un’operazione volta a screditare l’Ucraina e i suoi sostenitori occidentali, insinuando una presunta complicità o una collusione tra le forze russe e gli Stati Uniti.
Questo uso strumentale dei simboli americani – pilastri dell’identità nazionale e della politica estera statunitense – è stato qualificato come un atto di “arroganza totale”, un’ulteriore manifestazione della brutalità e della disumanità che, secondo Yermak, contraddistingue l’aggressione russa.
Al di là della superficie propagandistica, il video solleva interrogativi più complessi sulla natura del conflitto, la sua evoluzione e le dinamiche psicologiche che lo alimentano.
L’utilizzo di simboli occidentali da parte delle forze russe non è semplicemente un gesto di provocazione; può essere letto come un tentativo di confondere la percezione del nemico, di screditare l’immagine di un sostegno occidentale percepito come ingombrante o inefficace, e di creare un clima di incertezza e disorientamento.
L’accostamento di bandiere, altrimenti incompatibili, suggerisce una realtà distorta e conflittuale, un tentativo di minare la coesione e la determinazione delle forze ucraine.
Inoltre, l’episodio evidenzia come la guerra contemporanea non sia combattuta solamente con armi convenzionali, ma anche, e sempre più intensamente, attraverso la guerra dell’informazione.
La manipolazione di immagini, la diffusione di *fake news* e la creazione di narrazioni distorte sono diventate tattiche essenziali per influenzare l’opinione pubblica, demoralizzare il nemico e giustificare azioni militari.
La rapidità con cui il video si è diffuso online testimonia l’efficacia di queste strategie e la difficoltà di arginarle.
La denuncia di Yermak rappresenta un tentativo di contrastare questa narrazione alterata e di richiamare l’attenzione sulla violenza indiscriminata che si abbatte sulle popolazioni civili ucraine.
L’atto di aggredire e uccidere civili, unito all’utilizzo provocatorio di simboli stranieri, configura, secondo l’amministrazione Zelensky, un quadro di deliberata disumanità e di totale mancanza di rispetto per i principi fondamentali del diritto internazionale.
La polemica, alimentata dalla pubblicazione del video, è destinata a proseguire, aggravando ulteriormente la complessità e la drammaticità del conflitto.