L’Ungheria si appresta a presentarsi al Consiglio Affari Generali di Bruxelles per l’ottava audizione nell’ambito della procedura d’attivazione dell’articolo 7 da parte del Parlamento Europeo. Questa procedura, avviata nel 2018, riflette una crescente preoccupazione a livello europeo per il rispetto dello Stato di diritto a Budapest. L’audizione rappresenta un momento cruciale, volto a fornire al Consiglio un quadro aggiornato della situazione, con la presentazione formale da parte ungherese, l’intervento della Commissione Europea e la successiva discussione tra i ministri degli Stati membri. Sebbene l’esito dell’audizione rimanga incerto e non siano previste decisioni immediate, l’atmosfera è carica di tensioni, amplificate da un’intensificazione della pressione internazionale.Il crescente autoritarismo del governo di Viktor Orbán ha generato un’ondata di critiche e preoccupazioni, alimentate da azioni percepite come un attacco ai valori fondamentali dell’Unione. Tra le questioni più spinose figura il divieto de facto di eventi e manifestazioni Lgbt+, un provvedimento che ha suscitato un’ondata di sdegno tra i parlamentari europei, alcuni dei quali intendono manifestare la loro opposizione partecipando al Budapest Pride del 28 giugno. L’invito rivolto a diversi commissari, inclusa la Presidente Ursula von der Leyen, per partecipare all’evento, si scontra con un’indicazione proveniente dalla Commissione stessa, che suggerisce di astenersi.Al centro della discussione c’è anche il controverso progetto di legge sulla “trasparenza della vita pubblica”, attualmente all’esame del Parlamento ungherese. La proposta, che affida all’Ufficio per la tutela della sovranità (già oggetto di procedura d’infrazione Ue) il compito di identificare e sanzionare le organizzazioni non governative che utilizzano finanziamenti esterni per influenzare la vita pubblica, è stata aspramente criticata dalla Commissione Europea, che ne ha richiesto il ritiro immediato. La normativa, nella sua formulazione attuale, solleva serie preoccupazioni sulla libertà di espressione, il pluralismo e il diritto di operare per le organizzazioni della società civile. La Commissione evidenzia come tale legge rappresenterebbe una grave violazione dei principi fondamentali che sorreggono l’Unione Europea.L’attivazione dell’articolo 7 rappresenta un meccanismo d’allarme che testimonia la gravità delle preoccupazioni europee, sebbene il processo sia lungo e complesso. La procedura non implica necessariamente la sospensione dei diritti di voto dell’Ungheria, ma mira a promuovere il dialogo e a spingere il governo di Budapest verso il rispetto dello Stato di diritto. La persistenza di queste controversie evidenzia le sfide che l’Unione Europea deve affrontare nel garantire la coerenza e l’applicazione dei suoi valori fondativi in tutti i suoi Stati membri, e sottolinea l’importanza di un costante monitoraggio e un impegno attivo per la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali. L’auspicio è che il dialogo e la pressione possano portare a un’evoluzione positiva, nel rispetto dei principi democratici che definiscono l’identità europea.