Il silenzio delle urne ha risuonato con forza in Venezuela, proiettando un’ombra profonda sul risultato delle elezioni legislative e regionali indette dal governo di Nicolás Maduro. Lungi dall’essere un mero dato statistico, l’astensionismo si è manifestato come un eloquente atto di dissenso, sottolineato dalle immagini di strade svuotate e seggi elettorali scarsamente frequentati, immediatamente circolate sui social media.Le cifre, sebbene ufficiali, risultano difficilmente interpretabili in termini di legittimità democratica. Stime provenienti dalla Piattaforma unitaria democratica, guidata dalla figura di Maria Corina Machado, indicano un’affluenza che si attesta attorno al 12,56%, traducendosi in un’astensione che supera l’85% dell’elettorato. Questa percentuale, una delle più alte mai registrate in Venezuela, non è semplicemente un rifiuto di partecipare a un voto percepito come predeterminato, ma riflette una più ampia crisi di fiducia nelle istituzioni e nel processo politico.L’astensionismo venezuelano non può essere isolato da un contesto storico e politico complesso. Anni di autoritarismo, accuse di brogli elettorali, repressione dell’opposizione e violazioni dei diritti umani hanno progressivamente eroso la fiducia dei cittadini nella possibilità di un cambiamento reale attraverso il voto. La squalifica di figure chiave dell’opposizione, come Maria Corina Machado, impedita di candidarsi, ha acuito ulteriormente questo senso di frustrazione e impotenza, alimentando un disinteresse generalizzato.È fondamentale considerare che l’astensionismo non è un fenomeno omogeneo. Rappresenta un segnale diverso a seconda delle fasce d’età, dei gruppi socio-economici e delle aree geografiche del paese. Mentre una parte della popolazione, spesso più legata al governo, si è recata alle urne, una quota significativa, soprattutto tra i giovani e le classi medie urbane, ha scelto di non esprimere il proprio voto, manifestando così una profonda disillusione nei confronti del sistema politico.L’elevato tasso di astensionismo pone ora serie interrogativi sulla legittimità del nuovo parlamento e sulla capacità del governo di Maduro di governare con il consenso della popolazione. Il silenzio delle urne è un monito per il futuro, un invito a una profonda riflessione sul processo democratico venezuelano e sulla necessità di riforme strutturali che ripristinino la fiducia dei cittadini e garantiscano una partecipazione politica libera e significativa. Il futuro del Venezuela, a questo punto, dipenderà non solo dai risultati elettorali, ma soprattutto dalla capacità di affrontare le cause profonde che hanno portato a questo storico disimpegno elettorale.