L’Apice del Turismo Autorizzato: Il Resort di Wonsan e le Ombre del Lavoro Coatto in Corea del NordSulla costa orientale della Corea del Nord, emerge un nuovo simbolo dell’ambizioso progetto di Kim Jong Un: il resort di Wonsan Kalma.
La sua recente apertura, segnata dall’accoglienza del primo gruppo di turisti russi, non rappresenta solo un’espansione del settore turistico, ma un complesso intreccio di propaganda, sviluppo economico controllato e accuse di violazioni dei diritti umani.
L’evento, ampiamente documentato dalla BBC, proietta un’immagine di modernità e apertura che contrasta nettamente con la realtà del Paese, avvolto nel segreto e con un accesso limitato al mondo esterno.
L’inaugurazione del resort, celebrata con una cerimonia pubblica presieduta dal leader nordcoreano, è stata presentata come una destinazione turistica e culturale di “livello mondiale”.
Tuttavia, il processo costruttivo è stato caratterizzato da una velata opacità, alimentando sospetti e sollevando interrogativi sulle condizioni di lavoro e sulla reale provenienza della forza lavoro impiegata.
Wonsan, città natale di Kim Jong Un, vantava già una certa familiarità con l’élite nordcoreana.
Le prime fasi di pianificazione dell’area turistica, risalenti a un’epoca precedente alla costruzione del resort attuale, prevedevano l’arrivo di un milione di visitatori, pur mantenendo un controllo rigoroso sull’accesso e sulle attività.
Ri Jong Ho, ex alto funzionario economico nordcoreano e disertore, ha fornito dettagli preziosi su queste prime fasi, gettando luce sulle ambizioni iniziali del regime.
Un elemento significativo del processo di sviluppo è stata la missione conoscitiva inviata a Benidorm, Spagna, nel 2017.
Kim Jong Un, desideroso di emulare il successo turistico spagnolo, inviò una delegazione composta da politici di alto rango e architetti.
Matias Perez Such, membro del team spagnolo che ha ospitato la delegazione, ricorda l’attenzione meticolosa con cui i funzionari nordcoreani hanno studiato le infrastrutture turistiche, dai parchi a tema agli hotel di lusso, prendendo appunti dettagliati.
Questo episodio rivela il tentativo deliberato di replicare modelli di successo occidentale, adattandoli, ovviamente, alle esigenze ideologiche e operative del regime nordcoreano.
La documentazione ufficiale del resort, come evidenziato da un opuscolo che ne illustra la mappa, descrive un complesso infrastrutturale esteso: 43 hotel dislocati lungo la spiaggia, ulteriori strutture alberghiere attorno a un lago artificiale e aree dedicate al campeggio.
Un parco acquatico, con le sue imponenti scivoli gialli, si staglia lontano dalla spiaggia, mentre a nord si trova un quartiere dedicato all’intrattenimento, comprensivo di teatri, centri ricreativi, strutture fitness e un cinema.
L’apertura del resort di Wonsan rappresenta, dunque, un’operazione complessa e a più livelli.
È una vetrina per il regime, un tentativo di stimolare l’economia attraverso il turismo internazionale e un progetto volto a rafforzare l’immagine di un Paese in via di modernizzazione.
Tuttavia, sotto la patina del lusso e dell’intrattenimento, si celano le ombre del lavoro forzato e le accuse di violazioni dei diritti umani, che continuano a offuscare la percezione di questo ambizioso progetto turistico.
La questione etica legata all’origine della manodopera impiegata e alle condizioni di lavoro rimane un nodo cruciale, capace di minare la credibilità dell’iniziativa e sollevando interrogativi sulla sostenibilità del modello di sviluppo adottato dal regime di Pyongyang.