15 maggio 2025 – 13:12
Il sole si alza sul cielo di Napoli, illuminando la facciata dell’ospedale Santobono con una luce tiepida e calda. L’interno del reparto di Pediatria Generale e Dermo-Immuno Reumatologia è in fermento, mentre gli infermieri e i medici si preparano a ricevere un nuovo paziente, un piccolo bimbo di appena due anni proveniente dalla Palestina.La storia del bambino è una delle tante che hanno spinto la Fondazione Santobono Pausilipon ad aprire le porte del suo ospedale ai bambini più fragili e bisognosi. Beit Hanoun, il villaggio natale del piccolo, è uno dei posti più devastati della Striscia di Gaza, dove la guerra ha lasciato orfanelli, vedovi e mutilati.Il bimbo soffre di malattia granulomatosa cronica, una rara patologia del sistema immunitario che gli rende impossibile difendersi da infezioni gravi. La situazione è critica, ma i sanitari dell’ospedale sono pronti a dare il meglio di sé per curare il piccolo paziente.La complessa macchina organizzativa che si muove intorno al bambino comprende le forze armate italiane, la Regione Campania, la Cross di Pistoia e gli operatori umanitari del territorio. Ogni istituzione fa la sua parte con dedizione e responsabilità, per accogliere i pazienti provenienti da territori martoriati dalla guerra.Per Rodolfo Conenna, direttore generale dell’Aorn Santobono Pausilipon, il caso del bambino è un esempio di quanto sia fondamentale il diritto universale alle cure. “Non è solo un caso clinico, ma una testimonianza di quella umanità che deve essere al centro delle nostre attenzioni”, afferma.La Fondazione Santobono Pausilipon si impegna per dare ai bambini in guerra la speranza e la possibilità di ricevere la migliore assistenza possibile. La struttura ospedaliera offre un riparo sicuro, dove i piccoli pazienti possano guarire fisicamente e emotivamente.In questo momento difficile, l’ospedale Santobono si è trasformato in una casa per le famiglie che accompagnano i bambini. I mediatori culturali sono pronti a supportare gli accompagnatori nei colloqui con i sanitari, mentre la Fondazione ha predisposto un’accoglienza accogliente presso gli alloggi riservati ai familiari dei pazienti.L’accoglienza e il trattamento che riceveranno questi bambini è un esempio di umanità, solidarietà e compassione. È un gesto di amore e di dedizione che trasmette un messaggio forte: “ogni bambino merita di essere curato e amato”.