martedì 29 Luglio 2025
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Acqualonga, 12 anni dopo: il dolore resta, la memoria vive.

Dodici anni dopo il 28 luglio 2013, data impressa a fuoco nella memoria collettiva italiana come il giorno della più grave tragedia autostradale del dopoguerra, le cicatrici della strage di Acqualonga rimangono aperte, pulsanti di un dolore che il tempo non riesce a lenire.
Quarantadue vite spezzate in un istante, inghiottite dalle profondità del burrone a seguito del crollo del bus che, privo di freni, precipitò dal viadotto dell’A16, nel territorio di Monteforte Irpino.

Il Giardino della Memoria, silenzioso testimone dell’orrore, si è nuovamente aperto per accogliere la comunità, i familiari delle vittime e una rappresentanza del comune di Pozzuoli, la città che ha perso la maggior parte dei suoi figli in quella fatale domenica.

I pellegrini di ritorno da una visita ai luoghi di Padre Pio, un viaggio di fede trasformato in un tragico destino.

La comunità irpina, insieme ai familiari, ha commemorato le vittime, offrendo un rito di memoria che cerca di dare un senso all’insensato.

Rosario, giovane uomo segnato da un lutto immenso, incarna la persistente angoscia che tormenta i sopravvissuti.

“Aspetto ancora che tornino a casa”, sussurra, un’eco straziante di un addio mai avvenuto.
Le sue parole, semplici e dirette, evocano l’immagine della madre, scomparsa insieme al padre e a due zii, con la cui voce risuonava l’ultima comunicazione: “Stiamo tornando”.
Un messaggio che racchiude la promessa di un ritorno che non si è mai concretizzato, lasciando un vuoto incolmabile.
La complessa vicenda giudiziaria, costellata di perizie tecniche, testimonianze e lunghe battaglie legali, ha finalmente trovato una conclusione, seppur parziale.
Sei condanne sono state emesse, riflettendo un sistema giudiziario chiamato a fare i conti con la gravità dei reati e la necessità di individuare le responsabilità.
L’ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, ha subito una condanna a sei anni di reclusione, una pena che, pur attenuata rispetto alle richieste iniziali, sottolinea il ruolo cruciale delle scelte gestionali nella prevenzione di tragedie simili.

La condanna è stata estesa a tre ex dipendenti della società autostradale, mentre Gennaro Lametta, proprietario del bus e fratello del conducente deceduto, ha ricevuto una pena più severa di nove anni, un riconoscimento della sua posizione di responsabilità e del dolore derivante dalla perdita del fratello.

Antonietta Ceriola, dipendente della Motorizzazione di Napoli accusata di falsificare l’attestazione della revisione del bus, ha ricevuto una condanna a quattro anni, evidenziando il ruolo cruciale della correttezza e della trasparenza nei controlli di sicurezza.

La strage di Acqualonga non è solo una tragedia individuale, ma un monito per l’intera nazione, un invito a riflettere sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla responsabilità delle aziende e sull’importanza di un controllo rigoroso e trasparente.
È un fardello che la comunità italiana deve portare con sé, affinché simili tragedie non si ripetano, e la memoria delle vittime possa finalmente trovare un po’ di pace.

Un impegno costante per onorare la loro esistenza, strappata brutalmente dal futuro.

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