La comunità di Afragola si è stretta in un abbraccio collettivo, un fiume di dolore e rabbia che ha accompagnato l’ultimo viaggio di Martina Carbonaro. L’arrivo del feretro, avvolto in un candore funebre che non riusciva a velare l’ombra della violenza, è stato segnato da un applauso lungo e commosso, un tentativo disperato di onorare una vita spezzata troppo presto.Le parole sussurrate dalla folla, un coro di voci lacerate dal dolore, hanno scavato nel profondo del trauma: “Martina sei la figlia di tutti noi,” un grido che trascendeva il cordoglio personale per abbracciare un sentimento di responsabilità condivisa, un’ammissione che la perdita di una giovane vita rappresenta una ferita aperta per l’intera comunità. Parallelamente, la frustrazione e l’indignazione si sono espresse in espressioni di sdegno rivolte verso Alessio, l’autore del gesto che ha portato alla tragica scomparsa di Martina, ora rinchiuso in custodia cautelare, spettatore silenzioso del dolore che ha scatenato.La cerimonia funebre, un evento di profonda importanza civica e religiosa, ha visto la partecipazione di figure istituzionali di rilievo, come il sottosegretario Pina Castiello e il prefetto di Napoli, Michele di Bari, testimoni di un lutto che si estende ben oltre i confini del comune. Il sindaco di Afragola, Antonio Pannone, ha accolto il feretro, un gesto simbolico di vicinanza alla famiglia e alla comunità.Il varcare della soglia della chiesa è stato un momento di intenso pathos, culminato in un unanime grido: “Giustizia!”. Una richiesta imperiosa, che trascende il singolo caso per invocare un ripensamento profondo delle dinamiche sociali che portano alla violenza, in particolare quella perpetrata ai danni di giovani donne. Si implora non solo la punizione del colpevole, ma anche un cambiamento culturale che contrasti la cultura del controllo, della gelosia ossessiva e della violenza relazionale, fattori spesso sottaciuti e sottovalutati che possono sfociare in tragedie irreparabili. La giustizia, in questo contesto, non è solo una questione legale, ma un imperativo morale per costruire un futuro in cui i giovani possano crescere in sicurezza e libertà, senza la paura di essere vittime di abusi e prepotenze. Il silenzio che ha seguito il grido è stato pesante, carico di interrogativi e di una speranza fragile, quella che la memoria di Martina possa contribuire a illuminare un cammino di cambiamento.
Afragola, lutto e rabbia per Martina: un grido di giustizia.
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