Anas contro il Rischio Idrogeologico: 5.200 km a rischio

Anas, custode di una rete stradale cruciale per il tessuto economico e sociale del Paese, si confronta quotidianamente con una sfida complessa e pressante: la crescente fragilità del territorio italiano, esacerbata dagli effetti del cambiamento climatico.

L’amministratore delegato, Claudio Andrea Gemme, ha recentemente illustrato, nel contesto del convegno Ansfisa, l’impegno dell’azienda nell’affrontare questa problematica, quantificando le porzioni di rete particolarmente vulnerabili: circa 5.200 chilometri a rischio frane e 6.400 chilometri esposti a fenomeni alluvionali.

Questa gestione del rischio idrogeologico non si limita a interventi emergenziali; si configura come un approccio strategico e proattivo, basato sulla cooperazione sinergica con Ansfisa.
L’analisi condotta ha permesso di classificare i tracciati in base al loro livello di rischio intrinseco, delineando un quadro dettagliato della vulnerabilità infrastrutturale.

L’obiettivo primario è implementare interventi mirati, finanziati in parte attraverso risorse europee, che non solo mitigano il rischio presente, ma favoriscono anche un adattamento resiliente alle nuove dinamiche ambientali.
L’attenzione rivolta al cambiamento climatico è centrale in questo processo.
L’analisi non si limita a dati storici; incorpora proiezioni future, valutando l’aumento previsto in frequenza e intensità degli eventi meteorologici estremi.
Questo implica lo sviluppo di modelli predittivi e azioni adattative innovative, capaci di proteggere non solo le infrastrutture, ma anche le comunità che dipendono da esse.

Si tratta di un approccio olistico che integra la progettazione infrastrutturale con la gestione del territorio, tenendo conto dei fattori sociali, economici e ambientali.
Il Piano di Mitigazione del Rischio Idrogeologico rappresenta il fulcro di questa strategia, articolandosi in circa 980 interventi prioritari, finanziati attraverso diverse fonti, inclusa la ripartizione del Contratto di Programma 2021-2025.

Questo piano si configura come una vera e propria “mappa” della vulnerabilità, che identifica le criticità, definisce le priorità d’intervento e integra dati provenienti da una molteplicità di enti territoriali, tra cui enti di mappatura della pericolosità, istituti di ricerca e autorità di bacino.

Le misure implementate non si limitano a interventi strutturali, come opere di sostegno e protezione dalle frane, ma includono anche soluzioni non strutturali, basate su sistemi di monitoraggio avanzati, sensori e modelli previsionali.

Questo approccio integrato mira a garantire la sicurezza della rete stradale, la continuità dei trasporti e la protezione del patrimonio ambientale e culturale italiano, in un contesto di crescente instabilità climatica e territoriale.

L’impegno di Anas si inserisce in un più ampio tavolo nazionale, promosso dal Mit e dal Mase, volto alla definizione di un Piano Nazionale di Resilienza delle Reti di Trasporto, che coinvolge tutti gli attori chiave per la sicurezza e lo sviluppo sostenibile del Paese.

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