Il Southwestern Medical Center dell’Università del Texas ha conferito il prestigioso Beth Levine Prize per la ricerca sull’autofagia al genetista italiano Andrea Ballabio, figura di spicco nel panorama scientifico internazionale e fondatore dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli, nonché professore di Genetica Medica presso l’Università Federico II di Napoli. Il riconoscimento, accompagnato da un contributo economico di ventimila dollari, celebra le sue rivoluzionarie scoperte che hanno profondamente trasformato la nostra comprensione dei processi cellulari fondamentali per la salute umana e la patogenesi di numerose malattie.Il Beth Levine Prize, intitolato alla memoria di Beth Levine, illustre scienziata statunitense scomparsa prematuramente nel 2020, onora un percorso di ricerca dedicato alla svelazione dei meccanismi molecolari dell’autofagia. Levine, pioniera in questo campo, ha identificato il primo gene dei mammiferi coinvolto nell’autofagia, un processo essenziale per la sopravvivenza cellulare che permette la demolizione e il riciclo di componenti cellulari danneggiate o malfunzionanti, assicurando così l’omeostasi e la corretta funzionalità dell’organismo.La carriera scientifica di Andrea Ballabio si è dedicata con rigore allo studio delle malattie da accumulo lisosomiale, un gruppo di patologie genetiche progressive che compromettono primariamente il sistema nervoso centrale, causando gravi e invalidanti disabilità nei bambini colpiti. Queste condizioni, caratterizzate dall’accumulo anomalo di sostanze all’interno dei lisosomi, rappresentano una sfida complessa per la ricerca e la terapia.In un’epoca in cui i lisosomi erano percepiti, in maniera riduttiva, come meri “rifiuti” cellulari, Ballabio ha condotto una ricerca innovativa che ha radicalmente cambiato questa visione. Ha dimostrato che i lisosomi sono, in realtà, dinamiche piattaforme metaboliche, veri e propri centri di controllo cellulare in grado di modulare le proprie funzioni in risposta a variazioni ambientali e metaboliche all’interno della cellula. Questa scoperta ha aperto nuove prospettive per la comprensione del ruolo dei lisosomi non solo nella degradazione, ma anche nella regolazione di processi vitali come la segnalazione cellulare, la risposta allo stress e la sopravvivenza.Il lavoro di Ballabio ha inoltre evidenziato il ruolo cruciale dei lisosomi nella patogenesi di malattie neurodegenerative, metaboliche e neoplastiche, aprendo la strada a nuove strategie terapeutiche mirate a modulare la funzione lisosomiale per prevenire o rallentare la progressione di queste patologie. La sua ricerca continua a fornire contributi fondamentali per lo sviluppo di terapie innovative e personalizzate, offrendo speranza per pazienti affetti da malattie rare e debilitanti. L’assegnazione del Beth Levine Prize testimonia il suo impatto significativo sulla scienza e l’importanza delle sue scoperte per il futuro della medicina.
Andrea Ballabio, premio Beth Levine per la ricerca sull’autofagia
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