cityfood
cityeventi
domenica 9 Novembre 2025

Appello Giaccio: la ricerca di giustizia e l’aggravante mafia

Il processo d’appello relativo agli omicidi di Giulio Giaccio, avvenuto il 30 luglio 2000, ha preso avvio con la lettura della corposa documentazione processuale.

Il tragico evento, che vide la vita di Giaccio spegnersi a seguito di un barbaro atto di violenza con acido, affonda le sue radici in una intricata rete di relazioni familiari, vendette e dinamiche criminali tipiche del tessuto camorristico napoletano.
La vittima, ingiustamente scambiata per Salvatore, presunto rivale in amore legato alla sorella di un affiliato al clan Polverino, Salvatore Cammarota, divenne un tragico bersaglio di un piano criminale premeditato.

Al banco degli imputati figurano Luigi De Cristofaro e Salvatore Simioli, ritenuti mandanti dell’efferato delitto, e Raffaele D’Alterio, accusato di aver materialmente perpetrato l’omicidio.
La sentenza di primo grado, emessa dal giudice Provvisier, aveva inflitto a tutti e tre una pena di trent’anni di reclusione, escludendo l’applicazione dell’aggravante mafiosa, una decisione che ha suscitato forti contestazioni e un profondo senso di ingiustizia nella famiglia Giaccio.
L’avvocato Alessandro Motta, legale dei familiari della vittima, ha espresso la ferma speranza che i ricorsi in Cassazione possano finalmente riconoscere Giulio Giaccio come vittima della criminalità organizzata, un riconoscimento cruciale per onorare la sua memoria e far luce sulle responsabilità camorristiche.
In questo senso, l’avvocato Motta ha formalmente richiesto alla Procura Generale di Napoli di presentare ricorso in Cassazione proprio per ottenere il riconoscimento dell’aggravante mafiosa, un passaggio fondamentale per una piena giustizia.

La vicenda si intreccia con ulteriori procedimenti giudiziari che hanno visto riduzioni di pena per altri coinvolti, come Salvatore Cammarota, condannato a sedici anni con un’attenuante derivante da un’offerta di risarcimento economico alla famiglia Giaccio, pari a circa 200.000 euro, e Roberto Perrone, beneficiario di un riconoscimento di concorso anomalo che ha ridotto la sua pena a otto anni.

Carlo Nappi, altro imputato, ha visto confermata la sua condanna a trent’anni.
Il 3 dicembre è previsto l’intervento del sostituto procuratore generale di Napoli, che presenterà le sue conclusioni, mentre l’attesa sentenza definitiva è calendarizzata per il 12 dicembre.

L’udienza si preannuncia carica di significato, poiché rappresenta un momento cruciale per la ricerca della verità e per la possibilità di una correttiva alla precedente decisione, che non aveva pienamente riconosciuto la dimensione mafiosa del delitto, negando così una piena giustizia alla famiglia Giaccio e alla memoria di Giulio.
La vicenda solleva interrogativi profondi sul ruolo della criminalità organizzata nel tessuto sociale e sulla necessità di una risposta giudiziaria che possa effettivamente tutelare le vittime e garantire la legalità.

- pubblicità -
- Pubblicità -
- pubblicità -
Sitemap