La vicenda di Nicola Palladino, ex amministratore delegato della Cls Calcestruzzi di Pastorano, si conclude con un’assoluzione definitiva, segnando la chiusura di un lungo e complesso iter giudiziario che ha minato la sua reputazione per quasi un quindicennio. L’inchiesta, battezzata “Il Principe e la Scheda Ballerina” dalla Procura di Napoli, lo aveva coinvolto in una rete intricata di relazioni con le famiglie criminali Schiavone e Zagaria, pilastri del clan dei Casalesi, ipotizzandolo come figura chiave nel controllo e nell’estrazione di profitti dal settore del calcestruzzo, un comparto cruciale per l’edilizia e le infrastrutture in Campania.L’accusa, inizialmente sostenuta con forza, contestava a Palladino il ruolo di vero e proprio “braccio imprenditoriale” dei boss, attraverso il quale si sarebbero esercitate pressioni e condizionamenti su appalti pubblici e privati. L’ipotesi era quella di un sistema di corruzione e intimidazione finalizzato a monopolizzare il mercato, a danno di concorrenti onesti e in un contesto di diffuso malaffare. La gravità delle accuse aveva portato al congelamento di beni per un valore considerevole, 15 milioni di euro, una misura preventiva che, successivamente, è stata revocata dal Tribunale delle Misure di Prevenzione.Il primo verdetto, emesso in abbreviato nel 2013, aveva portato all’assoluzione di Palladino, un’inversione di rotta che però non ha placato l’azione della Procura, la quale ha impugnato la sentenza. La Corte d’Appello di Napoli confermava l’assoluzione, ma la Procura Generale presentava ricorso in Cassazione, sollevando questioni di forma che hanno portato ad un nuovo scrutinio del caso. Questo secondo grado ha visto l’emergere di nuove testimonianze, frutto di collaborazioni con la giustizia di figure di spicco dell’organizzazione criminale, come Antonio Iovine, Antonio Panaro, Nicola Schiavone e Francesco Zagaria. Le loro dichiarazioni, potenzialmente cruciali per ricostruire la dinamica dei fatti, hanno contribuito a delineare un quadro più complesso e sfaccettato.L’ultima sentenza, definitiva e inoppugnabile, pone fine a una saga giudiziaria che ha lasciato un segno profondo nella vita di Nicola Palladino, costringendolo a subire l’onta di un’accusa infamante per anni. Gli avvocati Francesco Picca e Paola Tafuro, legali di Palladino, sottolineano con forza l’importanza di questo verdetto, non solo per il loro cliente, ma come riaffermazione dei principi fondamentali del diritto e della presunzione di innocenza. L’assoluzione restituisce a Palladino la dignità personale, lesa da un procedimento giudiziario prolungato e doloroso, e segna un importante precedente nella lotta contro la criminalità organizzata e nella tutela dei diritti dei cittadini. Il caso Palladino evidenzia la complessità delle inchieste antimafia, la necessità di una rigorosa verifica delle prove e la delicatezza di un sistema giudiziario chiamato a bilanciare l’interesse pubblico con la tutela dei diritti individuali.
Assoluzione definitiva per Nicola Palladino: fine di un incubo giudiziario.
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