Un’ombra di terrore ha avvolto una famiglia in provincia di Avellino, culminando nell’arresto di un uomo di 41 anni, residente a Quindici, con l’accusa di reiterato e brutale abuso nei confronti della moglie, che aveva coraggiosamente avviato una pratica di separazione.
L’uomo, attualmente detenuto in carcere su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Avellino, è stato incriminato sulla base di un’approfondita indagine condotta dagli agenti del Commissariato di Polizia di Lauro, sotto la direzione della Procura del capoluogo irpino.
Le dinamiche ricostruite durante le indagini rivelano un quadro agghiacciante di violenza domestica, protrattasi per un periodo di quattro mesi, un arco temporale denso di soprusi fisici e psicologici.
Le aggressioni, secondo le testimonianze raccolte, non si limitavano a episodi isolati, ma si configuravano come una sistematica escalation di comportamenti intimidatori e violenti.
La gravità della situazione è ulteriormente amplificata dal fatto che tali abusi avvenivano spesso in presenza dei tre figli della coppia, esponendoli a scene di terrore e compromettendo profondamente il loro benessere psicologico.
L’uomo, in preda a stati alterati dall’alcol, non si limitava a percuotere la moglie con le mani, ma ricorreva anche all’uso di oggetti contundenti, come un manico di scopa, e lo scaraventava contro mobili, come un armadio, infliggendo lesioni fisiche di una certa rilevanza.
Le minacce, spesso pronunciate in maniera esplicita e minacciosa, miravano a instillare paura e a mantenere la vittima in uno stato di sottomissione: “Ti devo mettere dentro la bara” era una frase ricorrente, espressione di una rabbia incontrollata e di un desiderio di annientamento della persona offesa.
Il comportamento violento si estendeva anche alla sfera materiale, con ripetute azioni di vandalismo e distruzione di beni domestici, contribuendo a creare un clima di insicurezza e di costante disagio.
L’allontanamento dell’uomo dall’abitazione familiare, sebbene necessario per tutelare l’incolumità della vittima e dei figli, non ha posto fine a tali comportamenti, anzi, ha apparentemente intensificato la sua frustrazione e il suo desiderio di controllo.
Questo caso, purtroppo, è un tragico esempio della complessità del fenomeno della violenza domestica, che spesso si nasconde dietro un velo di apparenza e che richiede un intervento tempestivo e coordinato da parte delle istituzioni, dei servizi sociali e della comunità nel suo complesso.
La tutela delle vittime, il sostegno psicologico per i minori coinvolti e la riabilitazione dei responsabili rappresentano sfide imprescindibili per contrastare efficacemente questo grave problema sociale.







