sabato 6 Settembre 2025
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Napoli

Baiano, Salemme in carcere: GIP convalida l’arresto per omicidio

Nella complessa vicenda che ha scosso la comunità di Baiano, alle porte di Napoli, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Alessandra Grammatica ha convalidato la custodia cautelare in carcere nei confronti di Lucia Salemme, accusata dell’omicidio del marito, Ciro Rapuano.

L’evento, consumatosi nella loro abitazione in via Sant’Arcangelo, ha generato un’eco di dolore e interrogativi che il procedimento giudiziario è ora chiamato a dirimere.

L’udienza di convalida dell’arresto, a cui erano presenti il PM Giuliano e l’avvocato difensore Riccardo Pinto, ha visto la Salemme ribadire la sua versione dei fatti, sostenendo di aver agito per legittima difesa.

La ricostruzione fornita alla GIP conferma quanto già riferito immediatamente dopo l’accaduto: una lite, apparentemente scaturita da questioni di lieve entità, avrebbe degenerato in un episodio di violenza da parte del marito, sfociato in un tentativo di aggressione con un coltello che ha ferito la donna al braccio.
Secondo la testimonianza di Salemme, il clima di tensione si sarebbe poi inasprito con la scoperta di un secondo coltello nascosto sotto il cuscino dell’uomo.
In un atto disperato, la donna avrebbe afferrato l’arma e, in un impeto di reazione, l’avrebbe utilizzata per sferrare numerosi colpi, causando la morte del marito.
La tragica sequenza di eventi non è sfuggita all’attenzione della figlia trentenne, che conviveva con i genitori e la sorella minore di sette anni, quest’ultima ignara dell’accaduto.

La figlia, giunta sul luogo a seguito del trambusto e delle urla, ha assistito alla scena.
Immediatamente dopo l’atto violento, Lucia Salemme ha contattato le forze dell’ordine, confessando le proprie responsabilità.
Trasportata d’urgenza all’ospedale Vecchio Pellegrini per le cure necessarie alla ferita al braccio, è stata successivamente arrestata e attualmente si trova detenuta nel carcere di Secondigliano, sotto stretta sorveglianza per prevenire potenziali tentativi di autolesionismo, segno della profonda angoscia che la attanaglia.
L’avvocato difensore ha richiesto una misura meno afflittiva, come gli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico, mentre il PM ha mantenuto la richiesta di custodia cautelare in carcere, sulla base delle accuse di omicidio volontario aggravato.
La vicenda solleva interrogativi complessi, non solo sul piano giuridico, ma anche su quello sociale, inducendo a riflettere sulle dinamiche della violenza domestica e sulla necessità di offrire sostegno alle vittime.
La testimonianza di Salemme, che descrive un rapporto segnato da violenze reiterate, apre uno spiraglio sulla possibile applicazione della scriminante della legittima difesa, ma la decisione finale spetta ora al giudice, chiamato a valutare attentamente tutte le circostanze del caso.

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