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venerdì 7 Novembre 2025

Bako arrestato in Albania: colpo alla mafia internazionale

L’arresto di Armando Bako, avvenuto in Albania a distanza di oltre un decennio di latitanza, rappresenta un significativo successo delle attività di contrasto alla criminalità organizzata, testimoniando la capacità di prosecuzione di indagini complesse e transfrontaliere.

L’uomo, sfuggito all’esecuzione penale nell’aprile del 2013, era ricercato per un cumulo di pene pari a 29 anni, conseguenza della sua riconosciuta affiliazione a un’associazione mafiosa di elevata pericolosità.
La struttura criminale a cui Bako apparteneva si dedicava al traffico internazionale di stupefacenti, un’attività illecita che alimentava circuiti di approvvigionamento articolati su diversi paesi.

Le rotte di approvvigionamento, meticolosamente ricostruite dagli investigatori, si estendevano dalla Colombia, da dove provenivano ingenti quantità di cocaina, alla Spagna, nodo cruciale per la distribuzione in Europa, fino all’Albania, paese di transito e base operativa per la successiva diffusione.
Questa fitta rete criminale dimostra una sofisticata capacità di pianificazione e di gestione logistica, elementi distintivi delle organizzazioni mafiose contemporanee.
L’ordinanza di esecuzione penale, emessa inizialmente nel 2013 per una condanna a 22 anni di reclusione, aveva immediatamente spinto Bako a sottrarsi alla giustizia.

Successive valutazioni legali e l’emersione di ulteriori elementi probatori hanno portato all’emissione del provvedimento di cumulo pene, innalzando significativamente la gravità della condanna e intensificando la ricerca.

Le indagini, protrattesi nel tempo e caratterizzate da un’elevata determinazione, hanno visto la cruciale collaborazione di forze di polizia di diversi paesi.
Questa cooperazione internazionale, fondamentale per il successo dell’operazione, ha permesso di tracciare i movimenti del latitante e di localizzarlo in Albania, dove si era costruito una nuova identità, avvalendosi di false generalità e strategie di elusione per ingannare le autorità.

L’arresto è stato preceduto da un tentativo di depistaggio da parte di Bako, che, nel momento in cui è stato fermato, ha fornito agli inquirenti albanesi uno dei numerosi pseudonimi utilizzati in passato per evitare i controlli e mantenere il suo status di latitante.

Questo episodio sottolinea la spietatezza e la capacità di adattamento di un criminale che ha fatto dell’occultamento della propria identità un elemento chiave per la sopravvivenza.
L’episodio solleva anche interrogativi sulla capacità di questi soggetti a costruire nuove identità e a inserirsi in contesti sociali differenti, richiedendo un continuo aggiornamento delle tecniche investigative e una maggiore sinergia tra le forze di polizia a livello internazionale.
L’operazione si configura come un importante tassello nella lotta contro la criminalità organizzata transnazionale, segnando un precedente per future operazioni di ricerca e cattura di latitanti di alto profilo.

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