La vicenda di Pietro, un infante di nove mesi ricoverato in condizioni gravissime al Santobono di Napoli, si configura come un tragico intreccio di emergenza medica, interrogativi sulla diagnosi precoce e un’indagine complessa che coinvolge diverse istituzioni e una comunità intera. Il trasporto d’urgenza, effettuato tramite eliambulanza da Sapri, provincia di Salerno, ha rivelato un quadro clinico allarmante: lesioni cerebrali di significativa entità, una frattura scomposta del femore destro e l’evidenza di fratture costali pregresse, elementi che suggeriscono un percorso di traumi ripetuti nel tempo.Due delicati interventi chirurgici sono stati eseguiti per cercare di stabilizzare la pressione intracranica, ma la prognosi rimane riservata e la condizione del bambino è giudicata critica. Al di là della battaglia immediata per la sua sopravvivenza, emergono ombre inquietanti relative alla gestione del primo accesso ospedaliero avvenuto il 28 maggio. La madre, in un post pubblico sui social media, esprime un profondo turbamento, interrogandosi sulle scelte terapeutiche iniziali e sulla mancanza di approfondimenti diagnostici che avrebbero potuto rivelare la reale portata del problema. La prescrizione limitata a un antibiotico, a detta della donna, solleva dubbi legittimi sulla completezza dell’approccio medico adottato.L’indagine, condotta dai Carabinieri della Compagnia di Sapri, coadiuvati dal Comando Provinciale di Napoli, si propone di ricostruire accuratamente la sequenza temporale degli eventi traumatici, analizzando le lesioni riscontrate e valutando possibili responsabilità professionali. L’attenzione si concentra non solo sull’accertamento dei fatti, ma anche sulla comprensione delle dinamiche familiari e sociali che hanno portato a questa situazione drammatica.La comunità del Golfo di Policastro è sconvolta e si stringe attorno alla famiglia. La giovane madre, originaria di Licusati ma residente a Villammare, si è trasferita da poco nella zona, e il sindaco di Vibonati, Manuel Borrelli, ha espresso la difficoltà di comprendere appieno le circostanze della vicenda. Anche il padre, un panettiere residente a Sapri, si è presentato in ospedale in preda alla disperazione, immediatamente dopo aver appreso della gravità delle condizioni del figlio.La vicenda solleva, al di là del singolo caso, interrogativi più ampi relativi alla necessità di un approccio multidisciplinare e olistico nella cura dei neonati e dei bambini piccoli, privilegiando l’ascolto attento dei genitori e promuovendo una maggiore consapevolezza dei segnali di allarme. Il rispetto delle procedure e la trasparenza nell’informazione sono elementi cruciali per instaurare un rapporto di fiducia tra operatori sanitari e famiglie, soprattutto in situazioni di fragilità e vulnerabilità. La speranza è che Pietro possa superare questa terribile prova e che la sua vicenda possa contribuire a migliorare la sicurezza e la qualità dell’assistenza pediatrica.
Bambino grave: indagine sui traumi e accuse alla gestione medica.
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