La vicenda di Michele Barone, ex sacerdote del Tempio di Casapesenna, si conclude con una sentenza definitiva della Corte di Cassazione che lo condanna a 13 anni di reclusione per maltrattamenti perpetrati su una minore durante rituali esorcistici privi di qualsiasi approvazione ecclesiastica.
Il caso, esploso nel 2018, ha scosso profondamente l’opinione pubblica, rivelando dinamiche di fede distorta, abuso di potere e grave trascuratezza genitoriale.
L’inchiesta, avviata dalla Squadra Mobile di Caserta e resa pubblica da un’indagine de “Le Iene” basata su informazioni fornite dalla sorella della vittima, ha portato all’arresto di Barone al suo rientro da un pellegrinaggio a Cracovia.
Insieme all’ex sacerdote, sono stati condannati anche i genitori della giovane, complici e fautori di una spirale di soprusi che ha segnato profondamente la sua psiche e il suo benessere fisico.
La figura del funzionario di Polizia, inizialmente coinvolto, è stata poi assolta e la sua scomparsa, sopraggiunta nel 2021 a causa del Covid, ha privato il caso di un elemento ulteriore di riflessione.
La vicenda non si è limitata al piano giudiziario.
Il procedimento canonico ha visto la sospensione del Vescovo di Aversa e, successivamente, la decisione di Papa Francesco di privare Barone dell’abito talare, una sanzione severa che sancisce la sua esclusione dalla comunità ecclesiastica.
Durante i processi, è emerso come Barone e i genitori della minore, convinti della presunta possessione demoniaca della ragazza, abbiano deliberatamente scelto di sottoporla a una serie di rituali esorcistici, deliberatamente privi di controllo o supervisione da parte delle autorità ecclesiastiche competenti.
Questi rituali non consistevano solo in percosse e pressioni psicologiche, ma includevano anche una restrizione alimentare radicale, limitata a una dieta composta esclusivamente da latte e biscotti, perpetrata con la piena consapevolezza e presenza dei genitori.
È importante sottolineare che, parallelamente all’accusa di maltrattamenti, Barone è stato accusato anche di abusi sessuali, accusa per la quale è stato assolto in primo grado.
La sentenza definitiva, tuttavia, ha confermato la condanna per i maltrattamenti, evidenziando la gravità delle azioni perpetrate e il profondo impatto psicofisico subito dalla giovane.
Il caso Barone solleva interrogativi cruciali sulla manipolazione religiosa, la vulnerabilità delle famiglie in difficoltà e la necessità di proteggere i minori da dinamiche di fede distorta che possono sfociare in abusi e sfruttamento.
La vicenda sottolinea l’importanza di un approccio critico nei confronti delle interpretazioni religiose e la responsabilità dei genitori di garantire il benessere psicofisico dei propri figli, anche a costo di contrastare convinzioni personali.
La sentenza rappresenta un atto di giustizia, ma anche un monito per il futuro, affinché simili tragedie non si ripetano.






