Ecomafie in Campania: un impero criminale tra rifiuti, cemento e corruzioneIl rapporto “Ecomafia 2025” di Legambiente traccia un quadro allarmante: la Campania emerge come epicentro nazionale di crimini ambientali, con un incremento del 23% rispetto al 2023, raggiungendo la cifra di 6.
104 reati nel 2024 – un preoccupante dato che corrisponde a quasi 17 denunce giornaliere.
Questa leadership negativa è amplificata dalla provincia di Napoli, che con 2.
313 illeciti, detiene il primato dei reati ambientali, seguita dalla provincia di Salerno, che si attesta a 1.
321.
Dietro questi numeri si cela un intricato sistema di potere, un vero e proprio “impero criminale” che si ramifica in diverse filiere illegali.
Per trent’anni, clan mafiosi, imprenditori corrotti, funzionari pubblici collusi e amministratori compiacenti hanno spartito profitti illeciti, erigendo un modello di sviluppo basato sullo sfruttamento criminale delle risorse ambientali.
La Campania non solo è il principale hub per lo smaltimento illegale di rifiuti, ma anche per la cementificazione abusiva, alimentando un ciclo di distruzione e impoverimento che minaccia la salute dell’ambiente e delle comunità.
Il rapporto evidenzia una crescente sofisticazione delle attività ecomafiosa.
La corruzione negli appalti pubblici, in particolare quelli con impatto ambientale, rappresenta un elemento chiave per la perpetrazione di questi crimini.
Tra maggio 2024 e aprile 2025, Legambiente ha documentato ben 88 inchieste giudiziarie relative a fenomeni di corruzione legati a progetti di opere pubbliche, gestione dei rifiuti e servizi di depurazione – un aumento del 17,3% rispetto all’anno precedente.
Questo dato riflette una connivenza sistemica che va oltre il singolo episodio corruttivo, coinvolgendo strutture e dinamiche profonde.
La gravità della situazione è ulteriormente amplificata dalla disomogeneità territoriale.
Sebbene la Campania guidi la classifica dei reati, regioni come la Puglia (con 96 arresti) e la Lombardia (61) mostrano una crescente attenzione e capacità di intervento.
Questo sottolinea la necessità di un coordinamento nazionale più efficace, che permetta di condividere buone pratiche e risorse, e di contrastare le ecomafie con strumenti omogenei su tutto il territorio.
Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania, sottolinea l’importanza del lavoro svolto dalle forze dell’ordine, dalle Capitanerie di Porto e dalla magistratura.
Tuttavia, insiste sulla necessità di risposte politiche e istituzionali più incisive.
Non è sufficiente limitarsi a reprimere i crimini già commessi: è fondamentale prevenire le attività illegali, rafforzando i controlli ambientali, contrastando l’agromafia e l’abusivismo edilizio – altre piaghe che affliggono il Paese.
La legge 68 del 2015 sugli ecoreati ha prodotto risultati positivi, ma deve essere affiancata da nuovi strumenti, per colpire nel vivo l’organizzazione e la capacità di reinvestimento degli introiti illeciti.
Solo attraverso un impegno concreto e coordinato, sarà possibile spezzare le catene di questa criminalità organizzata e garantire un futuro sostenibile per la Campania e per l’intero Paese.
La sfida è complessa, ma la posta in gioco è troppo alta per permettere che l’ambiente e la giustizia siano nuovamente compromessi.