Campania: la Questione del Piano di Rientro Sanitario Diventa Scontro Politico e LegaleLa recente decisione del governo di negare alla Campania la possibilità di uscire dal piano di rientro sanitario, un onere finanziario di 200 milioni annui, ha scatenato una reazione veemente da parte del Presidente regionale, Vincenzo De Luca, che annuncia azioni legali sia in sede amministrativa che penale, definendo la decisione un “atto di delinquenza politica”.
La vicenda, carica di implicazioni economiche, politiche e sanitarie, si configura come un punto di frizione tra la Regione e il governo nazionale, sollevando interrogativi sulla gestione delle risorse sanitarie e sull’autonomia regionale.
Il nodo cruciale risiede nella divergenza di valutazione degli indicatori di performance.
Sebbene il Ministero dell’Economia riconosca i progressi compiuti dalla Campania nel mantenimento dell’equilibrio di bilancio, un risultato condiviso con Veneto e Lombardia, il Ministero della Salute ribadisce la mancata osservanza di specifici target.
Le criticità rilevate, come dimostrato da una verifica del 10 luglio, riguardano l’efficacia degli screening mammografici e colon-rettali e, in particolare, la carenza di infrastrutture e servizi dedicati all’assistenza residenziale per anziani, un ambito in cui la Campania si posiziona tra le regioni meno virtuose a livello nazionale.
La risposta di De Luca, sempre più esacerbata, va oltre la semplice insoddisfazione.
Il Presidente denuncia un ricatto politico, una discriminazione ingiustificata, e annuncia l’intenzione di presentare un ricorso al Tar e, in una mossa inusuale, una denuncia per concussione nei confronti dei dirigenti ministeriali coinvolti nella decisione.
Questa escalation retorica, unita alla retorica aggressiva, riflette una profonda frustrazione per una situazione percepita come un ostacolo ingiusto alla piena autonomia regionale.
Il sostegno a De Luca, in questa battaglia, arriva inaspettatamente da Forza Italia, con l’europarlamentare Fulvio Martusciello che esorta il Ministero della Salute a rivedere la propria valutazione e a riconoscere il diritto della Campania di tornare a un regime ordinario.
Questa convergenza politica, apparentemente inusuale, evidenzia la crescente pressione a livello regionale per una maggiore autonomia nella gestione della sanità.
Il Ministero della Salute, da parte sua, ribadisce l’intenzione di continuare ad accompagnare la Campania nel percorso di rientro, mantenendo un approccio costruttivo e basato su dati oggettivi, sottolineando come la narrazione di “delinquenza politica” sia infondata e lesiva del lavoro congiunto svolto tra Regione, MEF e Ministero.
La posizione del governo, pur riconoscendo l’importanza di un percorso di miglioramento continuo, sembra voler mantenere un controllo più stringente sulla gestione delle risorse sanitarie regionali, al fine di garantire la tutela della salute dei cittadini campani.
La vicenda solleva, inoltre, interrogativi più ampi sulla governance del sistema sanitario nazionale, sull’equilibrio tra autonomia regionale e controllo centrale, e sulla necessità di definire criteri di valutazione oggettivi e condivisi per la verifica dei progressi compiuti dalle regioni nel percorso di rientro dai piani di ristoro.
La battaglia legale annunciata da De Luca promette di essere lunga e complessa, e potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro del sistema sanitario campano e sulle relazioni tra la Regione e il governo nazionale.