lunedì 8 Settembre 2025
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Capo dei Casalesi arrestato: un duro colpo alla camorra

L’esecuzione dell’ordine di carcerazione che ha colpito Ivo Capone, 55enne figura di spicco nel panorama criminale dei Casalesi, rappresenta un tassello significativo nella lotta alla criminalità organizzata camorra.
La condanna, per oltre cinque anni di reclusione, è relativa a reati di tentata estorsione e tentata rapina, aggravati dalle modalità mafiose con cui sono stati perpetrati.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Caserta hanno portato alla luce il ruolo centrale di Capone all’interno della cosca casertana, inquadrato nella corrente facente capo alla famiglia Schiavone, guidata da Francesco “Sandokan” Schiavone, figura storica e di riferimento per l’organizzazione.

L’affiliazione di Capone non era un mero ruolo marginale, ma si traduceva in una partecipazione attiva e funzionale alle attività illecite del clan.

Le investigazioni hanno ricostruito come, nel 2009, Capone, in compartecipazione con altri esponenti e per conto dell’organizzazione, esercitò un’oppressione sistematica nei confronti di organizzatori di eventi pubblici e emittenti televisive locali.

L’imposizione riguardava la selezione di artisti neomelodici, spesso legati agli interessi personali dei boss, inclusa la compagna di uno di loro.

Questo sistema di controllo, che andava oltre la semplice imposizione, rappresentava una forma di estorsione mascherata da “protezione”, con l’obiettivo di drenare risorse economiche a vantaggio del clan.
Il meccanismo era ben oliato: una porzione del compenso versato agli artisti veniva destinata a loro, mentre la quota preponderante finiva direttamente nelle casse dell’organizzazione o veniva distribuita tra gli affiliati, consolidando il potere economico e la capacità di ricatto del clan.
Ma l’attività estorsiva di Capone non si limitava al controllo del settore dell’intrattenimento.

Insieme ad altri membri del clan, si rendeva responsabile della pretesa del “pizzo” a commercianti e imprenditori dell’Agro Aversano.
Questo racket si estendeva fino alla coercizione all’acquisto di articoli promozionali – calendari, agende, penne, accendini – a prezzi artificialmente gonfiati, un ulteriore strumento per impoverire le vittime e accrescere il patrimonio illecito del clan.
L’arresto e il trasferimento di Capone presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere, in attesa di scontare la pena, costituisce un duro colpo per la cosca dei Casalesi, ma sottolinea anche l’importanza di una vigilanza costante e di un’azione investigativa incisiva per smantellare le strutture criminali e contrastare il loro impatto sul tessuto sociale ed economico del territorio.

Questo evento riafferma la necessità di un approccio integrato che coinvolga forze dell’ordine, magistratura e istituzioni, per tutelare la legalità e garantire la sicurezza dei cittadini.

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