Un’operazione di ampio respiro ha disarticolato a Napoli un’organizzazione criminale riconducibile al clan dei Casalesi, capace di generare un giro illecito di circa 9 milioni di euro in tre anni attraverso la gestione di scommesse clandestine e l’exploit illegale di videopoker e slot machine.
L’attività, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, ha portato all’emissione di nove misure cautelari, tra arresti in carcere e domiciliari, e ha getto luce su un sistema complesso e ramificato, orchestrato da Raffaele Letizia, figura apicale della fazione Schiavone/Russo del clan, e considerato un uomo di fiducia di Giuseppe Russo, noto come “Peppe u’ padrino”, attualmente detenuto in regime di 41-bis.
L’organizzazione ha diversificato le proprie fonti di reddito illecite, sfruttando la crescente popolarità delle scommesse online.
Ben quattordici siti web illegali, abilmente occultati e gestiti, hanno attratto migliaia di giocatori, generando un volume di scommesse clandestine sul web stimato in circa 5 milioni di euro.
L’analisi del traffico dati, ottenuta tramite intercettazioni telematiche passive, ha rivelato quasi 13.
000 giocate in soli tre mesi, testimonianza dell’efficienza e della capacità di penetrazione del sistema.
Una quota, pari al 2%, veniva corrisposta ai gestori delle agenzie illegali, mentre il resto, al netto delle vincite simulate, finiva direttamente nelle casse del clan, alimentandone la capacità di reinvestimento e di condizionamento del territorio.
Parallelamente, l’organizzazione ha capitalizzato sull’installazione e gestione illecita di videopoker e slot machine, generando ulteriori 4 milioni di euro di giocate irregolari.
Questo approccio, combinato con l’offerta di scommesse online, ha permesso al clan di massimizzare i profitti e minimizzare i rischi connessi a una singola attività illecita.
L’indagine, sviluppatasi sulla base delle collaborazioni di giustizia e corroborate da elementi di natura finanziaria, ha permesso di ricostruire il ruolo di Raffaele Letizia, sorvegliato speciale ad Anzio e desideroso di riaffermare la propria influenza all’interno del clan.
L’attenzione degli investigatori è stata attratta anche dal tenore di vita della sua famiglia, profondamente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati.
La moglie, beneficiaria del reddito di cittadinanza, ha infatti sostenuto costosi interventi di chirurgia estetica in cliniche private e ha frequentato salotti di bellezza esclusivi, segnali inequivocabili di un flusso di denaro illecito.
Tra i destinatari delle misure cautelari spiccano, oltre a Raffaele Letizia, figure direttamente collegate all’organizzazione, come Marco e Vittorio Alfiero, Pasquale Di Bona, Bruno Salzillo, legato al capoclan Francesco Schiavone (“Sandokan”) e suo figlio Walter, e Antonio Vaccaro.
Vincenzo Vaccaro e Marco Lo Sapio sono stati sottoposti agli arresti domiciliari, mentre Pierpaolo Improta è stato colpito da un divieto di dimora nelle province di Napoli e Caserta.
L’operazione rappresenta un duro colpo per la fazione Russo-Schiavone del clan dei Casalesi, contribuendo a disarticolare una rete criminale capace di sfruttare le nuove tecnologie per ampliare le proprie attività illecite e perpetrare un vero e proprio danno economico e sociale.