Un ritrovamento significativo ha interrotto la routine del carcere di Avellino: sei telefoni cellulari, corredati dei rispettivi caricabatterie, sono stati recuperati durante una perquisizione ordinaria condotta dagli agenti della Polizia Penitenziaria.
L’occultamento, abilmente celato in una intercapedine strutturale, è stato scoperto durante i controlli di routine, evidenziando la persistente sfida posta dall’introduzione di dispositivi proibiti all’interno delle strutture detentive.
L’episodio ha suscitato l’attenzione del Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe), che, attraverso la vice segretaria regionale Marianna Argenio e il segretario nazionale Donato Capece, ha voluto esprimere il proprio plauso per l’operatività e la dedizione del personale di polizia penitenziaria.
La dichiarazione congiunta del sindacato sottolinea come il sequestro di Avellino sia solo un tassello di una problematica molto più ampia, che riflette la condizione del sistema penitenziario italiano, interamente dipendente dall’impegno straordinario e dall’abnegazione degli agenti.
I dati forniti dal Sappe dipingono un quadro allarmante: nel triennio 2022-2024, quasi cinquemila telefoni cellulari sono stati confiscati nelle carceri italiane, destinati a detenuti.
Questo volume di ritrovamenti non è semplicemente una statistica; rappresenta un’evidente violazione della sicurezza detentiva, che apre scenari di potenziali attività illecite, dalla gestione di affari criminali alla comunicazione con l’esterno, con conseguenze dirette sulla sicurezza degli agenti, sulla stabilità dell’ordine all’interno delle strutture e sulla riabilitazione dei detenuti stessi.
La situazione evidenzia una criticità sistemica che va al di là della semplice necessità di rafforzare i controlli ad accesso.
È necessario un ripensamento complessivo delle strategie di prevenzione, che includa l’adozione di tecnologie più sofisticate per la rilevazione di dispositivi elettronici, una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni giudiziarie, e, soprattutto, un impegno concreto per migliorare le condizioni di vita all’interno delle carceri, riducendo la percezione di isolamento e frustrazione che spesso spinge i detenuti a cercare vie di comunicazione illegali.
La sicurezza del sistema penitenziario è un bene pubblico imprescindibile, e la sua tutela richiede un approccio multidisciplinare e un investimento costante di risorse umane e finanziarie.






