giovedì 11 Settembre 2025
20.8 C
Napoli

Coadiuvare unicamente volte allettanti.

“Non voglio che la mia dignità sia ridotta a un calvario ineluttabile: una donna campana, divorata dalla sclerosi laterale amiotrofica, invoca giustizia.

” La vicenda, resa pubblica dall’associazione Luca Coscioni, rappresenta il terzo caso in regione in cui una richiesta di suicidio medicalmente assistito si scontra con un diniego istituzionale, sollevando interrogativi urgenti sul diritto all’autodeterminazione e sulla compassione nel contesto della sofferenza indicibile.
La donna, che per proteggere la propria identità ha scelto il nome di Coletta, si descrive come una cittadina pienamente consapevole delle proprie condizioni, lucida nel suo desiderio di porre fine a un’esistenza che, a causa della progressiva e inesorabile malattia, è divenuta un peso insopportabile.
“Non accetto una condanna a una sofferenza priva di significato,” dichiara Coletta, esprimendo il suo profondo disagio di fronte a valutazioni che, a suo avviso, ignorano la gravità del suo stato di salute e il suo diritto fondamentale a non essere costretta a una vita di dolore.

Di fronte all’ostruzionismo del sistema sanitario italiano, Coletta sta valutando una scelta radicale: recarsi in Svizzera, paese dove il suicidio medicalmente assistito è legale, per trovare una via d’uscita dignitosa.
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni e legale di Coletta, condanna con fermezza la decisione dell’ASL, definendola “sconcertante e inumana”, in aperto contrasto con le sentenze della Corte Costituzionale che riconoscono il diritto di scegliere il proprio percorso di fine vita in determinate circostanze.
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, denuncia la paralisi legislativa in Campania, dove una proposta di legge regionale, presentata più di un anno fa, giace inattiva, osteggiata dal presidente Vincenzo De Luca, il quale ha invocato, senza procedere effettivamente, un ciclo di consultazioni con la Conferenza Episcopale.

La donna, in seguito al diniego, ha formalmente contestato la decisione dell’ASL, sollecitando una rivalutazione urgente del suo caso e la consultazione del comitato etico.
La mancata risposta da parte dell’azienda sanitaria ha portato Coletta a presentare un ricorso d’urgenza al tribunale di Napoli, innescando un procedimento legale che mira a tutelare il suo diritto a una fine dignitosa.

Questa vicenda non è un caso isolato, ma riflette una più ampia questione etica e giuridica che investe il nostro Paese: il diritto di scegliere, in piena coscienza e libertà, come e quando affrontare la fine della propria esistenza, soprattutto quando questa è segnata da sofferenze insopportabili e irreversibili.
Il caso Coletta diventa così un potente monito, un appello alla sensibilità e alla compassione, un invito a superare pregiudizi e resistenze per garantire a tutti i cittadini il rispetto della propria autonomia e dignità, anche nelle circostanze più delicate e complesse.

L’inerzia del sistema legislativo campano rischia di trasformare la ricerca di sollievo in una spirale di disperazione, alimentando un senso di frustrazione e ingiustizia che mina la fiducia nelle istituzioni.

- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -
- pubblicità -