Il personale sanitario e amministrativo dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, comprendente i presidi Monaldi, Cotugno e CTO, ha manifestato un profondo atto di solidarietà, aderendo a un giorno di digiuno volto a denunciare la devastante crisi umanitaria che affligge la Striscia di Gaza.
Questa scelta, permeata di umanità e senso civico, si è concretizzata attraverso la presenza di cartelli recanti la scritta “Digiuno contro il genocidio a Gaza”, un chiaro segnale di vicinanza alle popolazioni civili, tragicamente coinvolte nel conflitto.
L’iniziativa, più che una semplice astensione dal cibo, rappresenta un gesto simbolico di partecipazione al dolore, un grido di empatia rivolto a coloro che lottano per la sopravvivenza, affrontando privazioni estreme e una costante minaccia alla propria esistenza e a quella dei propri cari.
Come sottolinea la Direttrice Generale, Anna Iervolino, questo atto trascende la sfera individuale, configurandosi come una potente espressione collettiva di donne e uomini che operano all’interno e al di fuori delle strutture ospedaliere, rifiutando l’indifferenza e la passività di fronte alla sofferenza altrui.
L’Azienda Ospedaliera dei Colli si schiera, dunque, in sintonia con la crescente eco di voci che invocano una soluzione pacifica, il rispetto inviolabile dei diritti umani fondamentali e la tutela della dignità intrinseca di ogni essere umano, indipendentemente dalla sua origine, religione o condizione.
L’impegno non si limita alla mera condanna verbale, ma si traduce in un’azione concreta, un atto di rottura con la normalità, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica e a sollecitare interventi umanitari più efficaci.
Questo gesto corale, che vede riunito il personale medico, infermieristico, sociosanitario e amministrativo, non è un evento isolato, ma si inserisce in una tradizione di responsabilità sociale che caratterizza l’Azienda.
Trasformare il silenzio in voce, la cura quotidiana in un segno tangibile di impegno civile, è un dovere morale che il personale dei Colli ha scelto di abbracciare con convinzione, testimoniando come la professione sanitaria possa e debba coniugarsi con un profondo senso di giustizia e compassione umana, superando confini geografici e ideologici.
La speranza è che questo atto di solidarietà possa contribuire a creare un clima di maggiore comprensione e a promuovere azioni concrete per alleviare la sofferenza e costruire un futuro di pace e prosperità per tutti.