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sabato 8 Novembre 2025

Condanna a 5 anni per Massaro: estorsioni nel Casertano

Il Tribunale di Napoli ha emesso una sentenza significativa nel complesso scenario della criminalità organizzata campana, condannando Clemente Massaro, figura apicale del clan omonimo che operava nell’area est del Casertano, a cinque anni e mezzo di reclusione.
La decisione, assunta dal giudice per le indagini preliminari Anna Tirone nel quadro di un rito abbreviato, getta luce su dinamiche di estorsione sistematica e sulla complessità delle relazioni all’interno di organizzazioni criminali.

Il caso verte su un’estorsione aggravata perpetrata ai danni di un’impresa edile incaricata della realizzazione di un campus scolastico a Santa Maria a Vico, un progetto finanziato con un appalto pubblico di rilevante importo (4 milioni di euro).
L’accusa contestava a Massaro e alla sua compagna, Antonietta Sgambato, un modus operandi ben definito: reiterate pressioni sul cantiere, con la richiesta di una percentuale variabile tra il 2 e il 3% sull’ammontare dei lavori.

La coppia, secondo l’accusa, aveva già incassato una prima somma nel febbraio 2025, per poi reiterare la richiesta estorsiva poco prima delle festività pasquali.

La DDA di Napoli, nel formulare le richieste di condanna – inizialmente molto più severe (12 anni per Massaro e 10 per Sgambato) – aveva delineato un quadro di un’organizzazione radicata e operante con una certa audacia.

La svolta decisiva nelle indagini è stata fornita dalle immagini delle telecamere di sorveglianza, che hanno immortalato Massaro, noto con il soprannome “’o Pecuraro”, e Sgambato, definita “’a Sparatora”, mentre prelevavano il denaro dalle mani delle vittime e lo occultavano.
Un gesto eloquente che, a quanto pare, ha offerto una prova tangibile del coinvolgimento di Massaro.
Nonostante la prova video, il Gip Tirone ha optato per una valutazione parziale delle prove a discapito dell’imputata Sgambato, assolvendola e disposta alla sua immediata liberazione.

Questa decisione suggerisce una certa ambiguità nel ruolo di Sgambato all’interno del sistema estorsivo, o forse l’esistenza di elementi che ne hanno attenuato la responsabilità penale.
L’episodio evidenzia, ancora una volta, come le attività estorsive siano spesso intrecciate con appalti pubblici e lavori di costruzione, sfruttando la vulnerabilità di imprese spesso in difficoltà economiche.
La condanna di Massaro, figura complessa per il suo passato di collaboratore di giustizia, rappresenta un successo per l’azione di contrasto alla criminalità organizzata, ma la vicenda solleva anche interrogativi sul grado di responsabilità e sui ruoli sfumati che si celano dietro le dinamiche di potere criminale.

La vicenda testimonia l’importanza cruciale delle indagini tecniche, come le riprese video, ma anche la necessità di un’analisi accurata e ponderata delle prove per garantire giustizia e contrastare efficacemente il fenomeno della criminalità organizzata.

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