Un’operazione di portata eccezionale ha portato alla luce una rete sofisticata di contrabbando all’interno del carcere di Napoli Poggioreale, svelando un flusso costante di dispositivi tecnologici e sostanze stupefacenti che ha compromesso la sicurezza e l’ordine dell’istituto.
Oltre duecento telefoni cellulari, sequestrati nell’arco di pochi mesi tra settembre e ottobre, sono stati rinvenuti insieme a quasi nove chilogrammi di stupefacenti e una trentina di droni, strumenti impiegati per eludere i controlli e trasportare illegalmente oggetti all’interno delle mura carcerarie.
Questo bilancio, frutto di scrupolosi controlli effettuati dalla polizia penitenziaria, ha suscitato un misto di apprezzamento e allarme all’interno del sindacato Uspp.
Sebbene si riconosca l’impegno e la dedizione del personale, i dati emersi delineano una sfida sempre più pressante: la necessità urgente di implementare sistemi di schermatura avanzati per neutralizzare la tecnologia utilizzata per aggirare le misure di sicurezza.
Giuseppe Moretti, presidente dell’Uspp, e Ciro Auricchio, segretario regionale, hanno espresso ammirazione per l’operatività della polizia penitenziaria, frutto di una combinazione di professionalità e determinazione.
Tuttavia, hanno anche evidenziato le condizioni di lavoro estremamente difficili in cui opera il personale, aggravate dal sovraffollamento cronico e da una carenza organica significativa, stimata in circa 150 unità.
Queste criticità, unite alla costante pressione esercitata dalla criminalità organizzata, rendono la situazione particolarmente complessa.
I vertici sindacali hanno reiteratamente sollecitato l’amministrazione penitenziaria e il governo a investire in tecnologie di schermatura, come i jammer e gli inibitori di segnale, per interrompere le comunicazioni illegali e ostacolare la capacità delle organizzazioni criminali di mantenere contatti con l’esterno.
L’utilizzo di droni per introdurre oggetti proibiti rappresenta un’evoluzione preoccupante nel contrabbando carcerario, richiedendo risposte tecnologiche e procedurali innovative.
Oltre alla semplice repressione, è fondamentale un approccio strutturale che comprenda la revisione delle procedure di controllo, l’aumento delle risorse umane e la modernizzazione delle infrastrutture.
La sicurezza carceraria non è solo una questione di ordine pubblico, ma anche un elemento cruciale per il reinserimento sociale dei detenuti e per la tutela della collettività.
L’episodio di Poggioreale sottolinea la necessità di una strategia globale che coinvolga tutte le istituzioni e che miri a garantire un ambiente carcerario sicuro, dignitoso e in grado di favorire la riabilitazione.
L’investimento nella sicurezza, in questo contesto, si configura come un investimento nel futuro della società.







